Cassano, mozione dalla minoranza contro la Tampon Tax. «Sosteniamo le donne»

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CASSANO MAGNAGO –  Prezzi «particolarmente» contenuti e promozioni sui prodotti sanitari e igienici femminili venduti nelle farmacie comunali di Cassano Magnago. Ma anche sostegno alle iniziative per migliorare la disponibilità e l’educazione al loro utilizzo da parte delle donne, in particolare delle fasce più svantaggiate. Senza dimenticare di incentivare all’uso di articoli sostenibili dal punto di vista ambientale. Sono gli obiettivi riassunti nella mozione presentata dai consiglieri del Pd, Tommaso Police e Gemma Tagliabue, insieme a Mimmo Mottura (In Movimento per Cassano). Nel documento si affronta un tema molto attuale, quello della “Tampon Tax”, ovvero l’imposta sui prodotti igienici femminili essenziali, come assorbenti interni ed esterni o coppette mestruali. Per la minoranza si tratta di «un’occasione per affrontare un tema poco dibattuto in Italia, con l’intento di proporre un’azione concreta verso questa specificità del genere femminile».

L’8 Marzo. E alcuni numeri

Non è un caso che la mozione sia stata depositata oggi, 8 marzo, nel giorno della festa delle donne. Sì, perché si tratta di «una ricorrenza importante dedicata al ricordo e alla riflessione sulle conquiste politiche, economiche e sociali del genere femminile che oltre ad essere giustamente celebrata può diventare l’opportunità per fare nel nostro piccolo qualcosa di concreto». L’invito al sindaco Nicola Poliseno e alla sua giunta è di «discutere il problema alla prima seduta utile del consiglio comunale».
Già in diversi Paesi dell’Unione Europea – e del mondo – è nata una querelle sull’entità e sull’effettiva opportunità della Tampon Tax, «dato l’aumento del costo di un bene assolutamente primario». In Italia, proseguono, sono in vigore tre aliquote Iva: 4 % (aliquota minima, applicata alle vendite di generi di prima necessità tra i quali risultano inseriti i rasoi da barba); 10% (aliquota ridotta, applicata a determinati prodotti alimentari, a particolari operazioni di recupero edilizio ed ai servizi turistici): 22% (aliquota ordinaria, per tutto il resto). E aggiungono: «I prodotti sanitari per il ciclo mestruale, nonostante costituiscano un bene primario, sono sottoposti all’Iva del 22%, cioè l’aliquota massima contemplata dal sistema fiscale italiano, equiparandoli a beni di lusso (eccezion fatta per gli assorbenti lavabili e compostabili la cui imposta è recentemente passata al 5% ma nonostante ciò sono prodotti utilizzati però solo da una minoranza di donne a causa dei loro costi più alti rispetto a quelli ordinari)».

La “povertà mestruale”

La minoranza cassanese sposta poi l’attenzione su un fenomeno che «in Italia viene ignorato». Si tratta della “povertà mestruale”, ovvero «il disagio a potersi garantire un’igiene adeguata durante tutto il periodo mestruale attraverso appositi dispositivi sanitari e in luoghi idonei». Fatto che in altri Paesi «è stato invece approfondito». A sostegno di questa tesi, prendono come riferimento una ricerca condotta in Inghilterra da “Plan International UK”. E spiegano: «Su un campione di mille ragazze il 15% delle intervistate ha difficoltà economiche ad acquistare assorbenti, mentre il 14% li chiede alle amiche perché troppo cari».

Le conquiste degli altri Paesi

«L’Italia è tra i Paesi europei con l’Iva più alta sui prodotti femminili», ricorda l’opposizione. Mentre «sono numerosi i Paesi hanno affrontato il tema muovendosi verso la riduzione o l’abolizione della “Tampon Tax”, con lo scopo di eliminare questa discriminazione fiscale di genere». E propongono alcuni esempi, come in Irlanda, dove «non viene applicata l’Iva su questi beni», o in Inghilterra, che è «al 5% già da venti anni». Mentre la Scozia «ha avviato un programma di distribuzione gratuita di assorbenti e tamponi nelle scuole del paese per contrastare la povertà mestruale che spesso rappresenta un ostacolo anche alla frequenza scolastica».

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