Traffico di reperti archeologici: tombaroli anche a Castano e Magnago

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CASTANO PRIMO – L’indagine, che ha coinvolto anche il territorio di Latina avviata nel maggio 2017 e conclusa nel luglio 2018, ha preso il via da una serie di accertamenti di iniziativa susseguenti ad alcune acquisizioni info-investigative da parte dei militari Tutela Patrimonio Culturale (TPC) a seguito delle quali è stata riscontrata la presenza di numerosi scavi clandestini condotti all’interno di vari siti archeologici.

I reperti destinati al mercato italiano e internazionale

A finire nel mirino degli investigatori, un gruppo di tombaroli che agendo «nell’ambito di una organizzazione criminale con specifica ripartizione di compiti e di ruoli, e servendosi di tale struttura», è riuscito a procurarsi un gran numero di reperti archeologici destinato al mercato clandestino italiano ed estero attraverso una fitta e complessa rete di ricettatori. L’organizzazione – costituita da tombaroli, intermediari e ricettatori – «per qualità e quantità di illeciti commessi, nonché per caratteristiche strutturali ed organizzative» rappresenta un vero e proprio fenomeno criminale che, secondo la definizione del Gip, costituisce la «criminalità archeologica crotonese», radicata nella provincia e capace di alimentare il reddito di interi gruppi familiari. Le successive indagini hanno consentito di accertare, inequivocabilmente, l’esistenza di un vasto traffico, su scala nazionale ed internazionale, di reperti archeologici provenienti, tra gli altri, sia da scavi clandestini operati nei siti archeologici di: Apollo Aleo a Cirò Marina, Castiglione di Paludi a Paludi (CS) e nell’area di Cerasello (che, seppur non soggetta a vincolo, riveste un indiscutibile interesse archeologico), sia da tante altre aree private nelle province di Crotone e Cosenza. Nel corso dell’attività sono stati identificati i componenti di un ramificato e strutturato sodalizio criminoso in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito di reperti archeologici.

Traffico internazionale di Beni Culturali

L’operazione è stata condotta in sinergia con i Comandi Provinciali Carabinieri di Crotone, Bari, Benevento, Bolzano, Caserta, Catania, Catanzaro, Cosenza, Ferrara, Frosinone, Latina, Matera, Milano, Perugia, Potenza, Ravenna, Reggio Calabria, Roma, Siena, Terni, Viterbo ed il supporto dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia, dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Calabria” e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia. Contemporaneamente, in ambito europeo, grazie al coordinamento di Europol ed Eurojust, sono state eseguite, in esecuzione di Ordine Europeo di Indagine, attività di perquisizione presso i luoghi di dimora di 4 indagati, domiciliati in Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia.
Oltre 350 i carabinieri impiegati, che hanno operato in territorio italiano ed estero, congiuntamente agli investigatori della Metropolitan Police di Londra, della Polizia Criminale del Baden-Württemberg, dell’Ufficio Centrale di Polizia Francese per la lotta al Traffico Internazionale di Beni Culturali e del Servizio Serbo per la Lotta alla Criminalità Organizzata. In tutto sono 23 le persone (2 in carcere e 21 agli arresti domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di danneggiamento del patrimonio archeologico dello Stato, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ricettazione ed esportazione illecita.

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