Cattolici assenti dalla politica, incontro a Gallarate con Francesco Botturi

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GALLARATE – «In questo scenario, l’attuale afasia dei cattolici e certa ritirata intimistica possono essere viste come una diserzione rispetto alla vocazione ricevuta». Il primo appuntamento dell’anno organizzato dal centro “Tommaso Moro”, in occasione del centenario dell’“Appello ai liberi e forti” di don Luigi Sturzo, sarà una conversazione con il filosofo Francesco Botturi dedicata al tema: “L’eclissi della politica e l’assenza dei cattolici”. L’incontro pubblico si terrà giovedì 17 gennaio alle 21, nell’aula magna dell’Istituto Sacro Cuore in via Bonomi 4.

Trovare nuove forme di partecipazione

Francesco Botturi (1947), professore di filosofia all’Università Cattolica di Milano, per anni docente di filosofia morale e di filosofia della storia, oggi tiene un corso di antropologia filosofica. Ha dedicato monografie allo studio della modernità e scritto svariati saggi di antropologia. Il centro culturale “Tommaso Moro” di Gallarate ha così presentato quelli che saranno i temi principali dell’incontro: «Cento anni fa, con l'”Appello ai liberi e forti” di don Luigi Sturzo, la presenza dei cattolici italiani nella società diveniva anche esplicita iniziativa politica. L’anniversario offre un’occasione per ripensarne il percorso, ed entrare con decisione e coraggio nelle pieghe dell’oggi. Comprendere il proprio tempo è sempre una scommessa. Tale scommessa è necessaria, perché l’assenza di pensiero riduce di significato qualsiasi presenza, lasciandola in balia delle pressioni delle potenti holding tecnologiche, che amano più la finanza dell’economia, più la tecnocrazia che la democrazia. Emerge oggi prepotente la necessità di trovare nuove forme di partecipazione, e di strumenti istituzionali più adeguati alle problematiche della nostra società postmoderna, che appare altrimenti destinata a un progressivo declino».

La polemica anticasta ha lasciato macerie

«Abbiamo assistito al tramonto di forme politiche usurate che, pur con incertezze ed errori, hanno saputo creare le condizioni per un benessere diffuso e per una significativa partecipazione popolare. La politica ridotta ai bassi livelli dei “tweet” e dei “like”, con seguito di commenti spesso irosi e volgari, la politica che non sa mai riconoscere il positivo dell’altro, ha finito per suicidarsi. In Italia, poi, decenni di polemica anticasta hanno lasciato solo macerie: dominano il risentimento di tutti contro tutti e la pretesa assolutizzante del proprio “particulare”. In tutto questo l’attuale afasia dei cattolici e certa ritirata intimistica possono essere viste come una diserzione rispetto alla vocazione ricevuta. “Senza rimpianti per un passato che non c’è più, e senza lamento per le difficoltà del presente” (Angelo Scola), ci chiediamo come possa configurarsi oggi il nostro compito: di giovani e di adulti, di donne e di uomini, di operai e dirigenti».

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