Cerro, omicidio Agrati: “Due inneschi per l’incendio”. L’imputato non chiamò il 112

CERRO MAGGIORE – Ci sono quattro telefonate al 112 fatte tra le 2.02 e le 2.14 della notte tra l’11 e il 12 aprile 2015. Quella in cui un incendio imperversò nell’abitazione al civico 33 di via Roma a Cerro Maggiore uccidendo le sorelle Maria e Carla Agrati. Nessuna di queste è stata fatta dal fratello delle due vittime, Giuseppe Agrati, oggi sul banco degli imputati con l’accusa di aver assassinato le congiunte.

Il presunto movente

L’uomo è stato arrestato nel novembre del 2019, dopo la riapertura dell’inchiesta da parte della procura generale di Milano, in aula davanti alla Corte d’Assise presieduta da Daniela Frattini (Marco Montanari a latere) c’è il sostituto procuratore generale di Milano Maria Vittoria Mazza, e risponde ora di accuse pesantissime. Secondo l’accusa Agrati, presente nell’abitazione quella sera del 2015, appiccò l’incendio mortale per questioni di eredità e conti correnti ai quali non aveva accesso.

Due inneschi per il rogo

E oggi, martedì 26 gennaio, i testi dell’accusa hanno spiegato come «L’andamento dell’incendio riferisce fatti che dal punto di vista scientifico non sono possibili». Lo avevano già detto martedì scorso i vigili del fuoco che quella notte lavorarono per oltre 4 ore prima di aver ragione delle fiamme e gli ufficiali di polizia giudiziaria che effettuarono i primi sopraluoghi. Secondo i testi ascoltati oggi: «L’incendio ha avuto due punti di innesco. Il primo vicino ai contatori che erano vicino al portoncino di ingresso, andato in fiamme, il secondo nella camera in cui fu trovato il corpo di Maria Agrati». Carla, invece, sarebbe morta soffocata dal fumo in bagno. Gli stessi tecnici hanno trovato tracce di idrocarburi, ma in quantità così modesta da non poter essere determinati con esattezza. Potrebbe trattarsi di benzina (in questo caso un accelerante) come della vernice degli zoccolini scioltasi a causa del calore. Uno dei tamponi è stato inoltre eseguito nel punto in cui fu ritrovato il cadavere di Maria Agrati.

Quattro chiamate al 112

E poi ci sono quelle quattro chiamate al 112 fatte da vicini e passanti ma non dal fratello delle vittime. Il quale avrebbe avvisato i vigili del fuoco intervenuti per domare l’incendio della presenza delle due sorelle nella casa in fiamme con un ritardo tra i 5 e i 10 minuti. Fatto riferito in aula dagli vigili del fuoco che lo avevano ritenuto «Strano. Di solito, che c’è qualcuno in casa, è la prima cosa che i famigliari ci comunicano». Agrati, che si è sempre detto innocente, anche oggi si è agitato non poco in aula. E sarà lui, il 9 febbraio, quando riprenderà l’udienza a dare la sua versione rilasciando spontanee dichiarazioni.

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