Cerro, omicidio Agrati: la dinamica dell’incendio inguaia l’imputato

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CERRO MAGGIORE – «A mio parere sembra esserci discontinuità tra l’incendio al piano terra e quello al primo piano. Analizzando l’andamento del calore ho notato delle anomalie che ho reputato opportuno segnalare». E’ uno degli ufficiali di polizia giudiziaria (in servizio nei vigili del fuoco di Milano) a spiegare, oggi martedì 19 gennaio, alla Corte d’Assise presieduta da Daniela Frattini (a latere Marco Montanari) le risultanze degli accertamenti compiuti nell’abitazione di via Roma 33 a Cerro Maggiore dove morirono le sorelle Carla e Maria Agrati, di 70 e 68 anni, in seguito all’incendio che, secondo l’ufficiale di Pg «Sembrerebbe aver avuto più focolai», divampato nella notte tra il 13 e il 14 aprile del 2015.

Andamento discontinuo dell’incendio

Che il rogo non sia partito accidentalmente trovando linfa vitale nel contatore del gas trovato danneggiato a rogo spento ma sia stato appiccato volontariamente da Giuseppe Agrati, 70 anni, fratello delle vittime, è l’ipotesi sostenuta dalla procura generale di Milano che ha chiesto e ottenuto dal gip Piera Bossi un’ordinanza di custodia cautelare in carcere costata l‘arresto al 70enne nel novembre 2019 con l’accusa di duplice omicidio. Agrati si è sempre dichiarato innocente.

Andamento anomalo del calore

Rispondendo alle domande dell’avvocato Giuseppe Lauria, codifensore di Agrati insieme all’avvocato Desirè Lazzati, l’ufficiale ha detto che questa discontinuità «E’ presumibile». Da cosa? «Dall’andamento del calore – ha spiegato – Il soffitto al pino terra è danneggiato dalle fiamme nel punto in cui è bruciato il portoncino in legno accanto al contatore (trovato staccato con un dardo di fuoco di un metro che fuoriusciva dalla tubatura). Ma spostandoci verso la scala che porta al piano superiore vediamo che i danni al soffitto sono da “fumo”, non da “fiamma”. Io credo che il calore sviluppato dal contatore si sia disperso all’esterno del locale in seguito al rogo che, danneggiando il portoncino, ne ha consentito la fuoriuscita». Cucina e salotto al piano terra non sembrano essere state interessate dal rogo. Mentre un armadio posto sul pianerottolo tra piano terra e primo piano «Ha bruciature che non corrispondono all’andamento del calore dal basso verso l’alto. E’ più bruciato sul lato che non sulle ante che si affacciavano sulla scala. Allo stesso modo i mobiletti nel corridoio al primo piano davanti alla camera da letto dove è stata trovata Maria Agrati e del bagno dove è stata trovata Carla (quest’ulstima asfissiata dal fumo) non sembrano abbastanza bruciati da poter giustificare il calore necessario a far divampare un incendio tanto vasto e intenso come quello trovato nella camera da letto», dove è morta Maria.

Il movente

L’ipotesi accusatoria, sostenuta dal sostituto procuratore generale di Milano Maria Vittoria Mazza, vede l’imputato appiccare l’incendio davanti alle camere da letto dove le sorelle si erano ritirate per riposare. L’allarme è stato dato intorno alle 2 del mattino. Il movente sarebbe riconducibile per l’accusa a questioni di eredità. Giuseppe Agrati viveva con la sorella Carla. Maria era in visita quando l’incendio è divampato. Si salvò soltanto il 70enne la cui camera da letto non fu lambita dalle fiamme. Dopo aver appiccato le fiamme al primo piano l’uomo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe acceso un secondo rogo al piano terra per simulare un incidente.

Ritardo nel segnalare la presenza delle sorelle

Due dei vigili del fuoco intervenuti quella notte per domare le fiamme hanno testimoniato in aula che Agrati comunicò che le sorelle erano dentro l’abitazione con un ritardo compreso tra i 5 e i 10 minuti. «Non è il solito comportamento di chi ha un famigliare intrappolato – hanno spiegato – Di solito è la prima cosa che si segnala». Con quell’informazione immediata i vigili del fuoco avrebbero cambiato anche il loro approccio all’intervento: «Avremmo raggiunto le finestre al primo piano dall’esterno invece di entrare, vagliare il piano terra, raggiungere il primo piano e tornare a prendere acqua visto il fronte di fuoco. E’ solo quando siamo tornati per le manichette che Agrati ha comunicato di non sapere se le sorelle fossero riuscite a uscire». Martedì si torna aula.

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