di Luigi Patrini
La situazione politica italiana sta attraversando un momento davvero complesso e difficile, che rischia di provocare un inarrestabile processo a catena gravido di serie conseguenze: i due “dioscuri” del momento, come qualcuno ha chiamato Di Maio e Salvini, con il loro patto di governo, un po’ fumoso e pieno di promesse che non hanno una seria copertura finanziaria, stanno portando il Paese verso una situazione gravida di rischi, che potrebbero avere effetti negativi per molti anni sulle future generazioni.
Nelle settimane in cui si sono dati da fare per costituire il nuovo governo hanno creato una situazione che certo non ha migliora l’immagine che la gente ha della nostra politica e questo è già di per sé un gravissimo danno, perché rischia di diventare un elemento di ulteriore disaffezione e, perciò, di disgregazione sociale. I primi passi del Governo sono stati poi caratterizzati da episodi che hanno lasciato molte perplessità: l’invito a votare Lega lanciato da Salvini nel giorno stesso in cui alcuni milioni di Italiani votavano è un grave vulnus che può essere perdonato (forse!) a un leader barricadiero e poco rispettoso delle prassi politiche della democrazia, ma che non è che dovrebbe essere garante della correttezza anche formale delle procedure elettorali. Ma, a parte questo, come tutte le azioni concrete, le scelte fatte possono essere discutibili e, per valutarle in modo adeguato, occorrerà vedere quali frutti nuovi riescono a produrre: valutarle in questa fase iniziale rischia di far emergere i pregiudizi che, legittimamente, ciascuno porta con sé per la sua storia e le sue idee culturali e politiche! La fragilità della nuova alleanza appare evidente: due forze accomunate dall’“essere contro” possono accordarsi appunto sull’essere contro, ma difficilmente potranno costruire un progetto comune dopo essersi contrapposte per anni e in una dura campagna elettorale. Per ora, però, è giusto osservare, registrare le scelte, cercare di vedere senza pregiudizi quel che di positivo può accadere.
Mi pare sempre saggio ricordare il vecchio Gamaliele, protagonista di un famoso episodio narrato nel V capitolo degli Atti degli Apostoli. Duemila anni fa, poco dopo la Pentecoste del 33 d.C., mentre molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli, si riunì il sinedrio per far cessare quel “movimento” che era sorto dopo la resurrezione di Cristo. Fatti uscire gli apostoli e i loro seguaci, un dottore della legge molto stimato dal popolo, tale Gamaliele, si rivolse ai colleghi del sinedrio con queste parole: “Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti si erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch’egli perì e quanti si erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!”.
Il Paese è sconcertato e si respira un’aria strana, fatta di un mix di aspettative “curiose”, di timori e preoccupazioni, di superficiale indifferenza. Sempre più difficile, in questo contesto, guardare con fiducia al futuro: però credo sia giusto fidarsi della imprevedibile creativa Fantasia di Dio e cercare di interpretare i cosiddetti “segni dei tempi”. Dobbiamo aiutarci tutti a “rispettare “ la realtà, a guardare a ciò che accade con uno sguardo aperto, per cercare le opportunità che il reale porta sempre con sé. Poiché “non cade foglia che Dio non voglia” credo sia opportuno trarre un insegnamento: io non sono fatalista, ma non possiamo non renderci conto che la situazione in cui ci troviamo è stata largamente favorita dal disgusto degli elettori per la politica, cioè dal fatto che la politica ci ha spinto a guardarci l’ombelico e a isolarci l’uno dall’altro.
Osserviamo quel che succede e poi giudichiamo! Può essere che Di Maio e Salvini, con le loro scelte facciano venire la voglia a molti di impegnarsi a cambiare qualcosa! Questo sarebbe un ottimo risultato della “svolta” del 4 marzo! Una sorta di “eterogenesi dei fini”!
Di maio salvini – MALPENSA24