Visconti: “Mi sento ancora competitivo e posso insegnare ai giovani”

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di Giovanni Acquilino

Il passaggio di Giovanni Visconti alla Bardiani CSF Faizanè per la prossima stagione ha sorpreso i tifosi e un po’ tutto l’ambiente del ciclismo. Ed è proprio il tre volte campione italiano a raccontarci come è nata questa scelta.

«È una opportunità che si è palesata negli ultimissimi giorni. A fine Giro ero un po’ disorientato, ho anche pensato che, se non fossero arrivate proposte concrete, avrei potuto ritirarmi; poi è arrivata questa chance che ho colto al volo. Abbiamo trovato un’intesa pressoché immediata anche grazie all’intermediazione dell’amico Federico Zecchetto. Alla Bardiani CSF Faizané, che stimo da sempre, ritroverò compagni e membri dello staff con cui ho già lavorato».

Quale sarà il suo ruolo? Quali gli obiettivi per la prossima stagione?
«Da sempre i Reverberi hanno puntato sui neoprofessionisti italiani più talentuosi. Sono convinto di potrer trasmettere ai giovani la mia esperienza e ho ancora la voglia di togliermi delle soddisfazioni personali. Non vedo l’ora di iniziare questa nuova avventura. Dopo il Giro d’Italia, che ho dovuto lasciare anticipatamente per problemi a un ginocchio, ero veramente provato, ma ora che sono trascorse appena due settimane già mi mancano le gare. Finché proverò queste sensazioni so che non sarà ancora arrivato il momento di appendere la bici al chiodo».

Ci racconta il suo 2020? Lo stravolgimento del calendario sembra aver penalizzato i corridori più esperti e favorito i giovani.
«Per tutta la stagione ho lottato, ma ho faticato a trovare la condizione ideale. Sono convinto che il periodo di stop forzato abbia penalizzato noi “vecchietti”, che abbiamo bisogno di più giorni di gara per carburare e trovare lo stato di forma ottimale. Detto questo, è innegabile che siamo di fronte a un ricambio generazionale e i giovanissimi sono andati davvero forte».

Lei è professionsita dal 2005: come ha visto cambiare il ciclismo?
«Decisamente è cambiato molto. In quest’ultima fase di carriera ho preferito tornare a correre per formazioni in cui il rapporto umano e il ciclismo “vecchio stampo” fossero ancora centrali. Nelle grandi formazioni World Tour a volte l’ambiente risulta più freddo e distaccato. Con direttori sportivi come Scinto e Reverberi, più sanguigni e diretti, il rapporto è diverso e mi riporta agli anni in cui ho iniziato a correre».

Uno dei temi più attuali riguarda le sorti del nostro movimento giovanile. Che idea si è fatto in proposito?
«Bisognerebbe trovare il modo di riavvicinare al ciclismo grandi sponsor italiani con un progetto solido e affiancare tecnici competenti e appassionati ai nostri giovani. Occorre poi affrontare il problema relativo alla sicurezza per chi si allena sulle nostre strade: un giovane che insegue il proprio sogno, deve essere messo in condizioni di non correre rischi elevati».

Ha già pensato al dopo carriera? Resterà nel mondo del ciclismo?
«Fisicamente mi sento ancora competitivo e sono convinto di poter correre una o due stagioni ad alto livello. Speriamo che nel 2021 si possa gareggiare con regolarità e che non si ripeta uno scenario simile a quello di quest’anno. Poi certo, mi piacerebbe rimanere nel ciclismo con un ruolo importante, ma non mi vedo nei panni di un direttore sportivo in giro per duecento giorni all’anno. Dopo una vita passata lontano dalla mia famiglia, vorrei stare vicino alle persone che amo. Ma è ancora presto per pensarci”.

Articolo a cura della redazione di Tuttobiciweb

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