Afghanistan: una corsa per donne, un grande passo per la storia

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Lo sport può abbattere qualunque confine e ieri l’Afghanistan è stato il protagonista di un messaggio di pace e uguaglianza, capace di attraversare il mondo intero. A Kabul 50 donne provenienti da 7 regioni diverse hanno partecipato ad una gara ciclistica. Avrebbero dovuto correre l’otto marzo. nel giorno in cui in ogni Paese le donne vengono omaggiate. Per questioni di sicurezza la gara è stata spostata posticipata, ma il suo significato non è stato sminuito e la festa è stata grande.

Le donne afgane hanno corso in bici, in una gara di ciclismo vera, pedalando nelle strade di una Kabul martoriata, che tutti ricordano per gli orrori della guerra, dove in troppi hanno perso la vita.

Una gara fortemente voluta dalla Federazione Ciclistica Afgana, con il patrocinio del CPA Woman e l’aiuto di alcuni sponsor italiani, guidati da Rudy Project.
Come in ogni gara c’è stata una vincitrice, si chiama Yulduz, ha 26 anni e viene dalla provincia di Faryab. Seconda è arrivata Friba, ventiquattrenne che viene sempre da Faryab e terza Afsana, una delle più giovani del gruppo, che ha appena 19 anni e vive a Kabul.

Un piccolo miracolo, reso possibile da tante persone che hanno creduto in queste ragazze, il cui percorso è iniziato nel 2015 ed il cui sogno si chiamava Tokyo.

A Kabul c’era il sole e 50 donne, simbolo di un mondo che a fatica sta cambiando, hanno corso a testa alta, non solo per loro stesse, ma per le loro figlie, affinché non debbano essere prese a sassate mentre vanno in bici o correre il rischio di essere investite di proposito. Tra le 50 donne in gara, c’era anche Nargis, il simbolo di una Nazione che sta cercando di cambiare. Nargis è membro della nazionale di ciclismo afgana ed è anche la mamma di una bambina di appena due anni. Lei, con tanta determinazione, ha deciso di correre per sua figlia e per tutte quelle donne che sognano un mondo diverso.

La storia delle cicliste afgane è stata documentata dalla giornalista Francesca Monzone – preziosa firma di tuttobiciweb – che già nel 2015 aveva preso contatti direttamente con le atlete, che poi, improvvisamente scomparvero nel 2017.

Nel 2019 i rapporti tra la giornalista e le atlete sono ripresi proprio grazie ad una di quelle ragazze che nel 2016 era stata candidata al Nobel per la pace e che scappò in Germania, dove vive ancora oggi.

I contatti si riallacciarono anche in Afghanistan grazie ad un’altra donna coraggiosa, Rukhasar, che divenne l’allenatrice di queste ragazze e supportata dal nuovo presidente federale Fazli Ahmad. Fazli e la nostra Francesca hanno dialogato per molto tempo perché guadagnarsi la fiducia – in Paesi che hanno vissuto guerre e dittature – non è facile.

Con il passare dei mesi i rapporti tra l’Italia e l’Afghanistan sono cresciuti, fino ad arrivare alla promessa da parte della Federazione Ciclistica Italiana di un aiuto concreto per far arrivare le ragazze afgane alle Olimpiadi.

Fazli Ahmad ha creduto nella sincerità dell’aiuto italiano, fino ad autorizzare una trasferta delle ragazze nel nostro Paese, quando la pandemia sarà sotto controllo. Una svolta importante nell’aiuto di queste atlete è arrivata da Alessandra Cappellotto, presidente del CPA Woman, che ha subito deciso di esporsi in prima linea per offrire un contributo vero per la diffusione del ciclismo in Afghanistan. Il CPA Woman è entrato in gioco patrocinando questa corsa e 10 ragazze oggi sono state premiate grazie al supporto di sponsor italiani.

La strada da percorrere è ancora lunga e piena di ostacoli, in questo Paese sconvolto dalla guerra, tante cose si stanno muovendo e i cambiamenti si iniziano a vedere. Fazli, presidente della Federazione Ciclistica Afgana, è giovane e vuole puntare sul ciclismo ed ha un ringraziamento speciale per l’Italia e il CPA Woman.

In questa storia un grazie va dato anche all’Ambasciata Italia a Kabul che si è resa disponibile a fare da ponte per l’arrivo dei materiali per le coraggiose cicliste. Ai Giochi Olimpici di Tokyo non ci sarà nessuna nazionale femminile dell’Afghanistan, ma ci sarà Masomah Alizada, nata e cresciuta in Afghanistan, scappata in Francia e che a Tokyo correrà con la bandiera del CIO per i rifugiati.

Masomah correrà con la sua bici per scrivere una pagina di sport, fatta di valori importanti e lasciare una testimonianza storica e politica. Lei vive e studia in Francia, ma sogna di correre in Italia un giorno e di tornare poi nella sua terra per raccontare il suo sogno: correre in bici e andare alle Olimpiadi.

Articolo a cura della redazione di Tuttobiciweb

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