Dopo l’incidente il ritorno di Fabio Jakobsen tra emozioni e paure

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Non lo sa nemmeno lui se riusciremo a vederlo di nuovo a braccia alzate. Il 50% del suo corpo (la testa in particolare) ci crede fortemente, l’altro 50% (il fisico ancora alle prese con riabilitazione e interventi) sa che tornare ad essere il velocista in rampa di lancio che era fino a quel maledetto 5 agosto di un anno fa che gli ha stravolto la vita sarà un’impresa. Una sfida da campione, qual è tutt’ora Fabio Jakobsen.

Il 24enne olandese della Deceuninck Quick Step, protagonista della rovinosa caduta che ha caratterizzato la tappa di apertura del Tour de Pologne, riattaccherà il numero alla schiena al Tour of Turkey dopo 8 mesi che definire difficili è un eufemismo. Ieri lo abbiamo incontrato per farci raccontare le sue emozioni in vista del ritorno in gruppo.

Bentornato Fabio.
«Grazie, è bello rivedervi anche se a distanza. Tutti coloro che sono impegnati nel mondo del ciclismo hanno visto cosa mi è successo in diretta tv, qualcosa che non dovrebbe accadere a nessuno. I colleghi si sono identificati in me, i tifosi sono stati male per me, tutti sono felici che io sia tornato, io per primo. Non vedo l’ora di scambiare due parole con i compagni che ritroverò in corsa, ma soprattutto voglio tornare a sentirmi un corridore professionista».

Sei emozionato?
«Provo un misto di emozioni diverse. Sono eccitato, nervoso, felice e un po’ impaurito. Tornare nella mischia è quello che desidero, ma so che comporta dei pericoli. Sono curioso di capire come reagirà il mio corpo, mi sento come un neoprofessionista, devo reimparare a correre, ad alimentarmi, a fare tutte le cose che erano automatiche e dopo tante operazioni e mesi fermo non lo sono più. All’inizio non sarà semplice come una volta, ma ho fiducia nelle mie possibilità. La squadra non mi mette alcuna pressione e, un passo alla volta, farò del mio meglio per tornare quello che ero».

Fisicamente come stai?
«Devo tenere monitorato il mio corpo, mi mancano 5 denti nell’arcata superiore e altrettanti in quella inferiore, nel giro di altri 4 mesi dovrei tornare ad avere un sorriso completo. Rispetto ad un anno fa sono decisamente indietro di condizione, diciamo al 50%, anche perché solo da 2 mesi ho ripreso a pedalare seriamente. Devo ritrovare l’equilibrio tra l’allenamento a casa e ciò che ti danno le competizioni, il cambio di ritmo ma anche l’occhio che ora come ora mi manca. Mi vedete magro ma non perché io sia “tirato” come nei giorni migliori, semplicemente dopo l’incidente ho perso 6 chili, poi ho dovuto seguire una dieta rigida e senza denti è difficile alimentarsi. Il primo obiettivo sarà arrivare al traguardo di questa corsa. Dopo quanto successo tornare alle gare è un grande step, per certi aspetti naturale anche se dovrò avere pazienza e andare con calma».

E mentalmente come ti senti?
«Il rischio fa parte delle gare del ciclismo, devo riconquistare fiducia in me stesso e in chi mi sta attorno. Devo ritrovare la fiducia anche nei colleghi, è normale… Dopo un trauma come quello che ho subito non è scontato, ma la squadra mi ha messo a disposizione uno psicologo che mi ha sostenuto fin dal mio risveglio dal coma. Quanto accaduto non è stato semplice né per me né per i miei cari, ma uno step dopo l’altro lo stiamo affrontando. Ho imparato di nuovo a respirare e a parlare, ho accettato il mio nuovo volto, supererò la paura di ributtarmi in una volata. Tornare a correre è una cosa, vincere tutt’altra. Nella mia testa ho già vinto un paio di corse, ma le sensazioni sono lontane da quelle di un tempo. Il mio allenatore mi ripete continuamente che il “vecchio” Fabio è ancora dentro di me”, io so che è vero ma non posso dirmi certo che tornerò a vincere».

Cosa pensi delle nuove regole UCI per garantire la sicurezza in corsa? Sono previste punizioni più severe per i corridori, forse non abbastanza per gli organizzatori.
«È importante alzare l’asticella della sicurezza. Il nostro è uno sport nel quale gli incidenti possono accadere, ma con misure appropriate i danni a corridori e spettatori possono essere ridotti e limitati. So che c’è chi si è lamentato per alcune posizioni in sella vietate, ma sinceramente nell’ultimo periodo io sono stato preso da altro. Quel che è certo è che la competizione deve essere giusta e dovremmo tutti lavorare uniti per creare un movimento più sicuro. Dylan (Groenewegen, il connazionale squalificato 9 mesi dopo per aver causato la caduta nel pericoloso finale di Katowice, ndr) ha ricevuto una lunga sospensione ma di questo non voglio parlare. Le corse stanno adottando barriere più sicure, ma i corridori restano la variabile più importante, anche su quelle nuove è meglio non caderci. La maggior parte di noi sa che abbiamo una grande responsabilità per lo svolgimento lineare delle corse».

Di recente hai chiesto alla tua fidanzata di sposarti. Siete entrambi molto giovani, ma avete già provato sulla vostra pelle quanto è importante essere uniti nella gioia e nel dolore.
«Già, avere lei e la mia famiglia a fianco è stato fondamentale. Senza di loro non sarei qui, oggi. Sono felice che Delore mi abbia risposto di sì. Di ritorno dalla Polonia non ero in grado di lavarmi né di mangiare da solo, lei è stata una compagna ideale, le difficoltà affrontate ci hanno uniti ancora di più. Quando ti rendi conto di avere una donna così speciale al tuo fianco la vuoi per il resto della tua vita. Oltre ad essere concentrato sul mio recupero, stiamo pianificando le nozze e devo dire che è davvero bello pensare a un traguardo così piacevole e felice».

Delore si meriterebbe anche una dedica speciale.
«Spero di riuscire presto a portarle i fiori da una corsa, ma come ho detto dobbiamo essere cauti e non affrettare i tempi. Devo ascoltare il mio corpo, seguire i consigli dei ds, aiutare la squadra. Il primo obiettivo qui in Turchia sarà vincere una tappa con Cavendish, ho un profondo rispetto per il suo palmares e sarò felice di aiutarlo. Spero di essere in grado di farlo. I miei compagni hanno già qualche gara nelle gambe, sono in forma e vogliosi di far bene. Io sarò a loro disposizione, tornerò a sprintare quando potrò lottare per vincere. Ora non siamo ancora a quel punto, decisamente. Ho un pochino di paura ma spero che sulle strade turche, a Dunkerque o alle successive corse che inseriremo nel mio programma mi passerà. Intanto questo mix di emozioni pre gara me lo tengo stretto, è questo che mi fa sentire vivo”.

Articolo a cura della redazione di Tuttobiciweb

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