Cin cin alla Prealpina

prealpina auguri coronetti

Facciamo gli auguri alla Prealpina, il giornale della provincia di Varese, che il 2 dicembre raggiunge il traguardo dei 130 anni (fu fondato da Giovanni Bagaini nel 1888). Un lungo viaggio dentro la quotidianità del Varesotto, dei suoi abitanti, degli accadimenti che ne hanno segnato il passo, nel bene e nel male. Sono auguri sinceri, i nostri. Al di là di ogni retorica e di pretese o supposte concorrenze giornalistiche. Malpensa24 è un giovanissimo strumento d’informazione, possiamo dire ancora in fasce, che si accoda ai tanti che formano la rete informativa della provincia, dentro la quale Prealpina ha giustamente il ruolo di leader. Lo è innanzitutto per la sua storia, per essere essa stessa un pezzo di storia locale, per aver contribuito a scriverla negli anni e per essere stata a lungo l’unica fonte di notizie per la comunità varesina. Insomma, un riferimento imprescindibile al quale tutta la stampa, non solo quella di casa, deve rispetto.

In via Tamagno 13 a Varese, sede del giornale, si sono formati fior fiore di giornalisti. Una scuola di giornalismo, innanzitutto. E una palestra di vita. Chi ha avuto modo di frequentare quella redazione, di aver battuto con entusiasmo sui tasti delle nobili macchine da scrivere e poi sulle moderne tastiere dei computer, ne è ben consapevole. Anni di attività intensa. Con una forza di interdizione ineludibile persino verso gli inquilini delle stanze del potere.

Oggi è cambiato il mondo; l’informazione in generale non ha più le stesse potenzialità di un tempo. Si viaggia spesso sull’approssimazione, a volte con sciatteria. Il cosiddetto villaggio globale, quello imposto dal web, ha modificato con le abitudini anche consolidate autorevolezze. E la politica assume spesso atteggiamenti che non dovrebbero appartenerle, a discapito della libertà di stampa.

Ma non è questo il contesto per predicozzi sull’indipendenza della stampa, caso mai è l’occasione per brindare a un giornale che, fino a prova contraria, ha sempre mantenuto la propria indipendenza, perlomeno dal Dopoguerra in avanti. Un giornale che appartiene giuridicamente a una società editrice, ma affettivamente a tutti i suoi lettori.

Si dice che i giornali di carta abbiamo vita breve, soppiantati da internet e aggrediti dalla crisi dell’editoria in genere. Non è vero. I giornali di carta continueranno ad avere una loro precisa funzione, anche se accanto ad essi operano oramai altri modelli d’informazione. Una convivenza possibile in scia alle trasformazioni tecnologiche, per la diversità degli strumenti, dei metodi divulgativi delle notizie e delle platee dei fruitori. Soltanto una cifra dovrebbe essere sempre la stessa, quella etica. Che nessuno, per nessuna ragione, dovrebbe mai mettere in discussione. Anche se, appunto, è cambiato e sta ancora cambiando il mondo.

 

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