Comuni al voto, ma con scarso entusiasmo

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Ragionare di politica locale in coda a una pandemia e con le antenne della collettività orientate su ben altri problemi, potrebbe sembrare una forzatura. O, se si vuole, uno di quegli argomenti che soltanto i giornalisti a corto di notizie possono tirare in ballo. Eppure, a meno di tre mesi (salvo correzioni di data), i cittadini di diversi comuni del nostro territorio saranno chiamati alle urne per rinnovare sindaci e assemblee civiche, elezioni già in programma a maggio e posticipate a fine settembre a causa del coronavirus.

Il test elettorale si annuncia comunque interessante in vista, nella prossima primavera, del più importante appuntamento con le urne a Varese, Busto Arsizio e Gallarate. Test interessante per capire l’orientamento dell’elettorato sulla base di quanto accaduto negli ultimi tempi, non solo per l’epidemia ma anche riguardo alle vicende giudiziarie di alcuni partiti e di altrettanti amministratori pubblici colpiti dai provvedimenti di Pm e giudici. Pleonastico ricordare le inchieste Mensa dei poveri e Piazza pulita, quest’ultima sfociata in una condanna di primo grado per l’ex sindaco e alcuni ex assessori di centrodestra di Legnano.

Proprio il centrodestra sarà sotto esame, alla luce degli avvenimenti che l’hanno, direttamente o indirettamente, interessato. Legnano, certo, benché sia fuori dalla provincia di Varese, ma anche Saronno, Somma Lombardo e Luino, i centri di maggior spicco che andranno al voto assieme a Casorate Sempione, Gemonio, Golasecca, Gorla Maggiore, Laveno Mombello, Origgio, Masciago Primo, Lonate Ceppino. Una manciata di località utili a misurare il polso dell’elettorato rispetto ai partiti tradizionali. Che non godono più in senso lato di grande affidabilità nella considerazione generale; colpa di tutto quel che si sa a livello nazionale, colpa di situazioni locali che ne hanno minato appunto la credibilità, se non di tutti almeno di alcuni. Non è un caso che si senta un gran parlare di liste e aggregazioni civiche, a cui aderirebbero politici di lungo corso, lesti nel trasformarsi e mimetizzarsi dietro sigle inventate lì per lì pur di acquisire nuovo credito in sede locale. Gruppi fuorisciti dai partiti, dove non hanno più forza condizionante (vedi Agorà in Forza Italia) e sono alla ricerca di nuovi motivi di sopravvivenza e di brandelli di potere.

Il centrodestra si presenterà unito quasi dappertutto, ma con equilibri interni sovvertiti, senza più i berlusconiani a farla da padroni e, questa volta, di rincalzo a Lega e Fratelli d’Italia, partito che prende piede sulla spinta delle scelte romane. A sinistra, per il momento, non si nota un significativo fermento, se non a Legnano dove, città reduce dallo tsunami di arresti e sentenze a Palazzo Maliverni, le formazioni cosiddette progressiste vanno polverizzandosi in tanti rivoli, esiziali per il successo elettorale. Le divisioni sono un vecchio vizio della sinistra, che, soprattutto dalle nostre parti, non ha mai pagato. Ma anche un vizio difficile da modificare.

A fronte di tutto ciò, lo snodo vero delle elezioni di fine settembre è da ricercare proprio nelle liste civiche, che finiranno per scompaginare assetti magari consolidati e, in un certo senso, a cambiare paradigmi che si pensavano immutabili. E che invece sembrano destinati a dissolversi sotto i colpi di una politica politicante che non ce la fa a rimettersi in carreggiata.

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