Comuni poveri in un povero Stato

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Lo Stato affama gli enti locali. Pare uno slogan, al massimo il titolo di un giornale che forza i concetti per conquistare lettori, ma è purtroppo una dura realtà. Dura per i Comuni costretti a fare i conti con trasferimenti statali in continua diminuzione. Situazione che obbliga sindaci e assessori a ridurre di conseguenza i servizi pubblici e a aumentare imposte, tasse e tariffe. Sai che festa per i cittadini.

Da queste premesse la Lega del Varesotto ha riunito in conferenza stampa a Gallarate i suoi parlamentari e alcuni sindaci di riferimento. Lo scopo, come riferisce Andrea Della Bella nella cronaca dell’evento per Malpensa24, è di denunciare un andazzo insostenbile, che, in provincia, ha prodotto tagli complessivi per circa due milioni di euro. Non una cifra folle, ma nemmeno da sottovalutare nella ripartizione delle risorse per singole municipalità. Specialmente quelle più piccole, le quali si gestiscono anche grazie a minime somme che, venendo a mancare, costringono le giunte a fare salti mortali. O, appunto, a fare cassa attraverso modalità che, manco a dirlo, mettono le mani nelle tasche della gente.

Vero, la Lega pone in luce un simile quadro di riferimento con finalità politiche, ma non solo. Fa il proprio gioco contro il governo giallorosso, inadempiente e indifferente a quanto succede in città e paesi a monte dei mancati trasferimenti. Finendo però per sottolineare le vere difficoltà degli amministratori a fronte di scelte romane che non tengono conto di come un sindaco, primus inter pares tra i cittadini, sia costretto ad agire. Ha ragione Stefano Candiani, già sottosegretario all’Interno, quando afferma che è dagli enti locali che si determina la qualità della vita, con la costruzione di una scuola, l’asfaltatura di una strada, l’assistenza ai più deboli. Esempi che fanno appunto la differenza tra una municipalità efficiente e funzionale e un’altra disimpegnata.

Ma senza soldi non si fa niente. Con un paradosso tutto italiano: se un’amministrazione civica ha i conti in rosso, viene premiata. Se è virtuosa, non riceve un euro dallo Stato. Possibile? Certo, nel nostro Paese è possibile. Qui si apre un capitolo particolare, che chiama in causa politiche spesso scellerate a favore di amministrazioni locali incapaci o, peggio, colpevoli di altrettante scelleratezze sul filo dell’illecito. Comuni in dissesto o pre dissesto che ricevono contributi e, in modo recidivo, non sanano mai i loro bilanci. Perché succede che se la passino meglio i meno meritevoli? Per fini elettorali? O per cos’altro? Le risposte sono scontate, non così le soluzioni. La Lega invoca da tempo l’autonomia, frenata in questo da Roma. Più facilmente servirebbero amministratori competenti e corretti dappertutto, benché anche la competenza e la correttezza non paghino rispetto a un governo che pare occuparsi di tutto tranne che dei contesti più ovvi per un cittadino, come il Comune dove vive.

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