Con il virus sull’uscio di casa

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Ci chiamiamo fuori dalle schiere degli improvvisati  e improbabili esperti nella gestione delle epidemie o, addirittura, delle pandemie che, in queste ore, ci spiegano cosa, perché, cosa fare e come sarà. Siamo all’oscuro di dinamiche che richiedono il massimo della professionalità e specifiche conoscenze della materia che, evidentemente, non abbiamo. Roberto Burioni, un’autorità del settore, punta il dito contro politici e virologi della domenica. Possiamo dargli torto?

Detto questo, non ci interessa nemmeno buttarla in politica, come fanno in molti, come se il coronavirus si stia diffondendo anche in Italia in funzione elettorale, per farla a qualcuno o per darla vinta a qualche altro, a questo leader o quel partito, a chi invoca di sigillare il Paese o a chi predica la “manica larga” rispetto a persone che arrivano da nazioni che stanno peggio di noi in fatto di contagi. Ci limitiamo a prendere atto di quello che vediamo e ascoltiamo in queste ore, sufficiente per alzare il livello di preoccupazione. Stiamo vedendo e ascoltando come si comportano e cosa dicono i vertici regionali, di solito compassati di fronte ai problemi, financo alle emergenze, rispetto a quanto accade nel Lodigiano e dintorni. Chi conosce sia il governatore Attilio Fontana sia l’assessore al Welfare Giulio Gallera, sa che sono politici che, fino a prova contraria, hanno dimostrato di avere i piedi ben saldi a terra e la testa fuori dalla nuvole. Ma il loro attuale comportamento, benché insistano nell’evitare gli allarmismi, non depone per considerare l’infezione in atto un episodio circoscritto o, comunque, sotto controllo: sono sul pezzo h24, e questo basta per segnalare la gravità del momento.

Il focolaio è individuato, la sua diffusione è tutt’altro che monitorata e monitorabile. La domanda che pone la gente comune sorge spontanea: ci stanno dicendo tutto? A digiuno di specifiche competenze, impotenti di fronte agli eventi, dobbiamo fare atto di fiducia e rimetterci alle informazioni che passano le autorità. Con la doverosa avvertenza che la situazione richiede molti disagi e qualche eccesso di prudenza funzionali a prevenire tracolli irrecuperabili. Per evitare che il tutto sfugga di mano, anche qui nel Varesotto e nell’Alto Milanese, è necessario modificare le abitudini e gli stili di vita, quanto meno finché l’emergenza sarà rientrata: abbiamo il virus fuori dall’uscio di casa, dobbiamo esserne consapevoli.

Le misure richieste per fronteggiare l’emergenza toccano tutti, benché non si abbia e per fortuna notizia di contagi nelle nostre zone. Il che non significa nulla a fronte di ineludibili indicazioni prudenziali. Bene fanno i sindaci a introdurre disposizioni mirate nel tentativo di prevenire contatti e contagi. Bene fanno le città che annullano persino le sfilate di carnevale: non c’è nulla da festeggiare in questo contesto. Non sono esagerazioni, ma soltanto atteggiamenti di buon senso, di sensibilità civica per arginare il Covid-19, che se non può essere ancora sconfitto di sicuro può essere rallentato. Certo, per vincere questo nemico cinico e esiziale dobbiamo tutti pagare un prezzo. Chiediamoci però se qualche fastidio e rinuncia nella nostra quotidianità sia meno tollerabile delle devastanti conseguenze dell’infezione e, di più, se non valga la pena evitare sciatterie comportamentali e sottovalutazioni del problema. Come chiosano in molti: sembra di essere in un film, invece è la realtà.

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