Confartigianato Varese: «Preoccupati per il coronavirus ma pronti alla sfida»

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VARESE – Finora l’emergenza coronavirus ha colpito in maniera diretta e già percepibile solo una minoranza delle imprese di Confartigianato Varese, ma le previsioni all’orizzonte sono estremamente negative e pessimistiche. Sono queste le tendenze, apparentemente in contraddizione ma in realtà molto legate, messe in luce da un sondaggio dell’associazione di categoria che oggi, mercoledì 4 marzo, ne ha diffuso i dati. Tuttavia, come ha sottolineato il suo direttore generale Mauro Colombo (nella foto), «emerge la determinazione degli imprenditori al “fare” anche in un momento difficile come questo».

L’importanza di fare rete e massa critica

«Per le nostre imprese il contraccolpo del coronavirus non è ancora attuale ma il grosso problema è quello che si aprirà su un orizzonte di breve-medio termine», ha fatto sapere Confartigianato. «A dirlo sono i risultati del sondaggio condotto tra lunedì 2 e martedì 3 marzo sulle conseguenze che l’emergenza sanitaria sta generando sul lavoro. Il tema è sentito, anzi sentitissimo. Lo si capisce subito dalla grande quantità di risposte che, nel giro di poche ore dalla pubblicazione del sondaggio, sono pervenute. Segno che gli imprenditori della provincia di Varese mettono la questione in cima alle loro priorità e si rendono conto di quanto sia importante fare rete e massa critica nel momento in cui questo tema viene affrontato anche dai decisori politici».

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Conseguenze attese e possibili aiuti

Il contraccolpo non si è ancora espletato nei fatti, ma ha già minato profondamente la fiducia e le prospettive delle aziende. I dati più significativi sono quelli relativi alle conseguenze concrete che gli imprenditori prevedono per le prossime settimane: il 52% mette in conto una riduzione degli ordini, il 47% ha una prospettiva di contrazione delle vendite; sospensione dei viaggi di business e assenza dei dipendenti sono le conseguenze previste per il 16% di coloro che hanno risposto, mentre il 10% arriva addirittura a prevedere la chiusura temporanea. Che non possa esserci nessuna conseguenza lo pensano in pochi. Quanto a un possibile calo del fatturato, solo il 22% è sicuro che non avverrà, mentre per più di tre imprese su quattro l’orizzonte contabile è caratterizzato da un segno meno in vista.
In questo quadro, gli imprenditori hanno già le idee chiare su quali potranno essere gli aiuti: il 35% pensa ci voglia un sostegno in termini di liquidità con fondi straordinari, il 18% vedrebbe bene misure a tutela dei lavoratori autonomi colpiti dalle restrizioni, il 15% chiederebbe la sospensione delle rate dei mutui e il 13% punterebbe sulla cassa integrazione in deroga.

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I primi segni tangibili

Gli effetti concreti non si sono ancora dispiegati. Il 57% delle imprese non ha ricevuto richieste di informazioni sull’emergenza e, per quanto riguarda la cancellazione di ordinativi, preoccupazione numero uno, quasi due su tre non hanno ancora riscontrato conseguenze. Stessa tendenza sul tema della riduzione delle vendite: mentre quasi il 67% ha riscontrato “poco” o “per nulla” questo problema, sono già il 22% quelli che rispondono “abbastanza” e l’11% “molto”. I rapporti con clienti e fornitori continuano a essere regolari: nell’81% dei casi “si mantiene lo stesso tipo di relazione” e, riguardo alle consegne, per il 71% “la situazione per ora è sotto controllo”. Così come per l’approvvigionamento delle materie prime, che non è un problema o lo è in modo ridotto per l’85% degli interpellati. Prevale l’attendismo anche a proposito del rinvio delle fiere.
Eppure l’organizzazione del lavoro ha già subito qualche primo contraccolpo reale e tangibile sulle imprese: il 31% ha innalzato il livello di sicurezza, il 21% ha azzerato gli assembramenti, mentre il 13% ha ridotto gli orari di lavoro o lo ha riorganizzato (5,4%). Ancora minimo (3,1) ma in crescita il ricorso al telelavoro. Trasferte: solo per 4 imprese su 10 “nulla è cambiato”, mentre per più di una su quattro sono state “ridotte evitando le zone rosse e l’estero” (13%) o “azzerate per precauzione” (un altro 13%). Le assenze dei dipendenti non sono invece un problema per il 92% delle imprese, tra quelle che non ne hanno avute e quelle che ne hanno in misura fisiologica per il periodo attuale.confartigianato varese coronavirus sfida 03

Uscire ancora più forti dalla sfida

«È chiaro che la situazione sta virando al negativo e le conseguenze più serie saranno evidenti nelle prossime settimane», ha spiegato Colombo. «I provvedimenti del Governo saranno perciò indispensabili per determinare la tenuta del sistema economico nella fase dell’emergenza e la sua ripresa. Di certo quello che emerge è la determinazione degli imprenditori al “fare” anche in un momento difficile e a trovare, in sinergia con le istituzioni, le soluzioni più adatte ad andare avanti, a guardare e a costruire il futuro». Come ha concluso il dg di Confartigianato Artser, «non abbiamo paura di tutelare la nostra salute, la continuità del lavoro e la forza della nostra produzione, ma neppure di adottare con responsabilità le misure di prevenzione messe a punto dal Governo e, infine, di rendere evidente che la sfida che stiamo affrontando è seria, ma ci darà la possibilità di uscire ancora più forti di oggi».

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