Coronavirus a Busto: ci sono anche i primi guariti. Tre medici ospedalieri contagiati

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BUSTO ARSIZIO – Ci sono i primi tre casi di guarigione da coronavirus all’ospedale cittadino. Notizia confermata anche dal direttore generale dell’Asst Valle Olona Eugenio Porfido. Il quale racconta anche di come ora sono tanti i medici, anche stranieri, che chiamano i professionisti lombardi per sapere «come il nostro sistema si è organizzato per affrontare questa crisi sanitaria». Ma ci sarebbero anche i primi casi di personale medico ospedaliero risultati positivi al Covid-19: si parla di un medico chirurgo e di due primari. Notizia che non trova conferma ufficiale negli ambienti sanitari bustesi, ma che Malpensa24 ha potuto verificare da altre autorevoli fonti.

Direttore, qual è a oggi la situazione nei presidi ospedalieri dell’Asst Valle Olona? 
«Il quadro si modifica molto velocemente. Però la prima cosa che occorre dire è che abbiamo i primi pazienti guariti. Al momento sono solo 3, ma è un dato, per fortuna, destinato a crescere. Tornando alla situazione generale, per quanto riguarda il nostro ospedale, posso dire che siamo ben strutturati anche rispetto alle richieste. Certo siamo tutti in trincea».

Le misure preventive e sempre più restrittive. Funzioneranno?
«Questo lo potremo vedere tra dieci – quindici giorni. E molto dipenderà anche dai cittadini e da quanto le sapranno rispettare. Certo è che sono misure che vanno nella giusta direzione. Ovvero ridurre i le possibilità di contagio e quindi rendere “più dolce” la curva di ascesa della diffusione del Covid-19 così da permettere anche al sistema sanitario di organizzarsi in maniera sempre più efficace».

Come stanno rispondendo i presidi locali e il sistema lombardo in generale? 
«La sensazione che tutti abbiamo è quella di operare in un’unica e grande azienda. E vero che esistono i presidi territoriali, ma tutti in questi giorni ci sentiamo parte di un unico ospedale. Ci sono le varie reti fatti dai medici. Quelli di Busto che si scambiano informazioni con i colleghi di altri ospedali regionali. Insomma tutti, nessuno escluso, medici e infermieri, stanno dando il massimo in termini di competenze e disponibilità. E poi con Regione, l’assessore Gallera e l’intera dirigenza regionale della Sanità c’è un contatto quotidiano diretto e uno scambio di informazioni che spesso risulta fondamentale».

Eppure, la Lombardia in particolare è stata messa al bando in Italia e in Europa. E’ ancora così? 
«Io guardo al sistema sanitario e a come sta rispondendo a questa emergenza. E parlo anche sulla scorta di quanto mi raccontano i colleghi direttori e i medici. Il sistema sanitario lombardo sta diventando un punto di riferimento importante nella battaglia contro il coronavirus. Stiamo ricevendo chiamate anche da medici di altri Paesi europei che chiedono informazioni su come ci siamo organizzati, come abbiamo affrontato i primi giorni della diffusione, come riusciamo a tenere a regime l’intero sistema».

I cittadini. A livello di atteggiamento possono fare in questo momento la differenza. Dal suo punto di vista, come si stanno comportando? 
«Molto bene, direi. Credo che abbiano recepito la gravità del momento e capito che grazie al senso di responsabilità di ognuno si può uscire da questa crisi il prima possibile. Su cosa mi baso? Sugli accessi al pronto soccorso che sono diminuiti di molto, ma anche su quelli in ospedale. C’è un senso di attenzione molto alto nella gente in questo momento. Anche nei giovani».

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