Covid-19: in dicembre a Legnano un terzo dei casi di novembre, letalità vicina al 2%

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LEGNANO – Con l’anno nuovo sarà disponibile a breve un nuovo report quadrimestrale sulla situazione dei contagi da coronavirus a Legnano. Lo rende noto il Comune, secondo cui gli ultimi giorni del 2020 e i primi del 2021 hanno risentito di un ritardo nel caricamento dei dati, pur confermando una sostanziale stabilità di nuovi casi, probabilmente determinata anche dalla riduzione dei tamponi. Anche per i casi prevalenti (persone che non sono guarite o non hanno concluso il periodo di isolamento) si registra una progressiva riduzione intorno ai 150 casi. A tre mesi dalla ripresa della diffusione del virus – la cosiddetta “seconda ondata” – è stato tracciato un primo bilancio: a Legnano sono state contagiate più di 2.000 persone, con un picco durante la prima quindicina di novembre; si può presumere che almeno il doppio siano state coinvolte come contatti famigliari o di altro genere. In dicembre i casi si sono ridotti a un terzo (466 contro 1.513) rispetto al picco di novembre.

Ultranovantenni i più colpiti

Dall’inizio della seconda ondata, in città si sono registrati in tutto 1.193 femmine e 1.097 maschi positivi al tampone nasofaringeo molecolare, indipendentemente dai sintomi. Le fasce di età dove si colloca il maggior numero di casi sono quella giovane e quella adulta (dai 15 ai 59 anni di età), come riportato anche a livello regionale e nazionale; la percentuale di casi Covid più alta rispetto alla popolazione residente è però quella degli ultranovantenni (5,52%). Rispetto alla popolazione residente, l’incidenza media è inferiore al 4%. Se si considerano anche i casi verificatisi tra marzo e agosto, l’incidenza assomma al 4,88%, in media con i comuni più popolosi della città metropolitana (4,74%) e della provincia di Varese (5%). La distribuzione risulta omogenea in tutta la città, con focolai frequentemente verificatisi in famiglie o luoghi di convivenza collettiva.

Questi gli esiti dell’infezione

I decessi sono strettamente correlati all’età; al di sotto dei 65 anni se ne sono verificati solo 3. Dei 43 decessi totali, 2 sono stati nella fascia tra i 45 e i 59 anni; 8 dai 60 ai 74 anni; 23 dai 75 agli 89; e 10 oltre i 90 anni di età. Complessivamente il tasso di letalità si attesta sull’1,9%, anche se il dato non è da considerarsi definitivo. Di particolare significato è analizzare l’eccesso di mortalità provocato dal Covid-19, cioè i decessi in aggiunta alla media dei decessi del medesimo periodo. Si può constatare un significativo eccesso di mortalità, che, nei mesi di marzo e aprile, ha comportato un incremento del 100%; un ulteriore bilancio lo si potrà trarre terminata questa seconda ondata pandemica. In ogni caso, si osserva un incremento anche a ottobre-novembre, seppure non delle medesime dimensioni. A novembre, con un numero di rilevati positivi enormemente più alto rispetto a primavera, l’eccesso di mortalità generale appare più contenuto, anche se con dati non ancora definitivi. Sicuramente la politica di implementazione dei tamponi (a marzo limitata ai sintomatici ricoverati) ha determinato una maggiore capacità diagnostica, con un ridimensionamento proporzionale dei casi gravi e della letalità; tuttavia è indiscutibile la più ampia diffusione verificatasi nell’autunno.

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