Damnatio memoriae: Italo Balbo e la “mamma” del milite ignoto

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Rimosso il nome di Italo Balbo dagli aerei di Stato

di Massimo Lodi

Si parla giustamente solo d’Ucraina e Covid, pur tra insopportabili sapienterie nel profluvio quotidiano di talk show. Torronate spesso di zero conoscitivo: chiacchiere di tuttologi specialisti del nulla, e inoltre arroganti, che dan sulla voce agli altri, e vengono ospitati solo perché rissaioli utili ad alzare l’audience. Intanto il resto informativo procede, e vale un cenno su dettagli rivelatori del basso livello d’alcune decisioni istituzionali, del timorato silenzio politico, del fraintendimento della storia.

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Massimo Lodi

Un primo caso. Il ministro della Difesa ha stabilito, sollecitato da Sinistra italiana, di togliere il nome d’Italo Balbo dalla carlinga dell’aereo militare del 31esimo stormo, utilizzato per trasporto d’emergenza e missioni di pubblica utilità. Motivo: Balbo era un gerarca fascista, quadrumviro della marcia su Roma, comandante della MVSN, ministro di Mussolini eccetera. Ma si oppose all’entrata in guerra a fianco di Hitler e votò contro le leggi razziali, come attesta il verbale del Gran Consiglio tenutosi il 6 ottobre ’38. Morì due anni dopo, colpito (accidentalmente?) da fuoco amico a Tobruch in Libia. Non solo (e specialmente): fu il padre della nostra moderna aeronautica, primo trasvolatore atlantico al comando di 25 idrovolanti, accolto da trionfatore nel ’33 negli Stati Uniti, protagonista d’altre innumerevoli missioni, una celebrità mondiale.

Nel 2017, infuriando la “cancel culture”, il sindaco di Sesto Calende scrisse all’omologo di Chicago d’esser pronto a rilevare la statua (si chiama Balbo column, la donò il Duce) eretta nella città americana in onore del leggendario pilota, perché sulle rive del Lago Maggiore erano stati costruiti i Savoia Marchetti S.55X di Balbo e dei suoi coequipier.

Un secondo caso. Il Comune di Guidonia s’è rimangiato la delibera d’intitolazione d’una strada a Maria Bergamas, la mamma friulana che un secolo fa scelse ad Aquileia la salma del milite ignoto, inumata nel Vittoriano di Roma. Motivo: l’appartenenza al fascismo della signora, ha spiegato la giunta comunale Pd-M5S. Scrive l’ex parlamentare Marco Zacchera: “Peccato che la Bergamas non ebbe mai alcun incarico, ruolo, nomina. Ma siccome viene considerata “di fatto” un emblema fascista, ecco l’epurazione”. Peccato sì. E peccato che – ecco l’intrecciarsi della vicenda con quella di Balbo – il dietrofront venga dal Comune fondato il 15 dicembre ’35 da Mussolini in ricordo del generale dell’aeronautica Alessandro Guidoni. Imponenti lavori idraulici debellarono la malaria, il risanamento permise di ripopolare luoghi-cimitero. Oggi Guidonia ha tanti abitanti quanti Varese o Busto Arsizio. Ma aspetta ancora la bonifica dalla “damnatio memoriae”.

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