Diagnosi rapide e precise con la nuova eco dell’Urologia del Circolo di Varese

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VARESE – «Il tumore della prostata rappresenta una malattia molto frequente nella popolazione maschile al di sopra dei 50 anni. Grazie agli avanzamenti tecnologici di ultima generazione e allo sviluppo di metodiche sempre più accurate e precise, come la risonanza magnetica della prostata, è nata, negli ultimi anni, la necessità di permettere all’urologo di poter eseguire procedure diagnostiche altrettanto avanzate e precise».

E’ questa la premessa con la quale Federico Dehò, direttore dell’Urologia varesina all’Asst Sette Laghi, introduce la recente acquisizione tecnologica per il suo reparto: un ecografo di ultima generazione che permette di eseguire biopsie prostatiche rapide e di grande precisione grazie alla sovrapposizione delle immagini della risonanza magnetica con quelle dell’ecografia eseguita dall’urologo.

«Grazie alla collaborazione con il dottor Andrea Coppola e tutta la Radiologia diretta dal professore Massimo Venturini, dell’Università dell’Insubria, l’Urologia di Varese mette ora a disposizione dei pazienti le più recenti procedure diagnostiche offerte dalle tecniche di biopsie prostatiche con metodica ‘fusion’ grazie ad una macchina di ultima generazione. Eseguita in anestesia locale ed in ambito ambulatoriale, la biopsia “fusion” permette l’unione di immagini di risonanza magnetica con l’ecografia eseguita dall’urologo, consentendo l’esecuzione di una biopsia rapida, precisa e con grande accuratezza diagnostica».

Grazie all’esperienza degli urologi Paolo Maggio, Christian Guarasci e Emanuele Zaffuto le biopsie possono essere eseguite con approccio transrettale o transperineale a seconda della localizzazione dei noduli da biopsiare.

«Le metodiche di biopsia di fusione sono destinate a soppiantare le vecchie metodiche basate sui prelievi prostatici random – continua Dehò – Quando una risonanza magnetica della prostata individua un’area sospetta per tumore, abbiamo adesso la possibilità di sovrapporre in tempo reale tali immagini di risonanza con quelle ecografiche che si ottengono durante l’esecuzione dell’esame. Ciò permette di eseguire un numero di prelievi bioptici mirati nelle zone più sospette per tumore, riducendo al contempo il numero totale di prelievi che si eseguono a carico della ghiandola prostatica, portando da un lato ad un aumento della capacità diagnostica, dall’altro ad un minore impatto sul paziente e ad un suo rapido ritorno alla vita di tutti i giorni».

Ogni caso viene poi discusso con il team multidisciplinare che consente di individuare il miglior trattamento per il paziente secondo le più moderne linee guida. Il futuro di tale tecnologia porterà a breve importanti vantaggi anche nella fase terapeutica, con la possibilità di trattare in maniera mirata, attraverso terapia focale, le zone della prostata ammalate senza dover ricorrere all’intervento chirurgico.

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