Diossina, Pcb, mercurio e piombo: tutti i veleni emessi dall’inceneritore Accam

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LEGNANO – Diossina, Pcb, mercurio e piombo: sono le sostanze emesse dall’inceneritore Accam di Borsano che respiriamo. Lo denuncia il consigliere comunale legnanese Franco Brumana, acerrimo oppositore del piano di salvataggio dell’impianto. «Questi elementi – spiega Brumana – oltre ad altre sostanze quali idrocarburi pesanti, zinco, furani e rame, sono stati in questi anni rinvenuti nel terreno interno allo stabilimento, anche se la ricaduta dei fumi delle alte ciminiere avviene in massima parte a distanza in un’area che ricomprende anche una porzione di Legnano (nella foto, l’area interessata). L’inceneritore, come tutti gli impianti simili, emette inoltre una gran quantità di Pm2,5, costituito da nanoparticelle altamente cancerogene, che non sono rinvenibili nel terreno».

Per Brumana «i cittadini da oltre 50 anni respirano questi veleni ed ora Amga, e quindi il Comune di Legnano che controlla questa società al 65%, Agesp, controllata da Busto Arsizio e CapHolding pretendono di spacciare la scelta di mantenere in vita per altri decenni questo inceneritore come “green” secondo i princìpi dell’economia circolare. In realtà questa decisione appare determinata da enormi interessi economici e da appetiti di varia natura, mascherati da una sapiente campagna di disinformazione che nei prossimi giorni diventerà massiccia».

Il capogruppo del Movimento dei Cittadini torna così a puntare il dito sulla nocività dell’impianto, «ancora più grave perché prolungata per lungo tempo. La diossina, il mercurio, i furani e il Pcb producono l’effetto di accumulo biologico, in forza del quale ci portiamo addosso nelle nostre fibre la diossina respirata anche tanti anni fa in concentrazioni superiori a quelle presenti nell’ambiente».

Brumana: «Ecco le prove documentali»

A supporto delle sue accuse, il legale legnanese produce una serie di documenti: un’ordinanza del sindaco di Busto che dispose nel 1994 l’immediata chiusura dell’inceneritore per le emissioni di mercurio (l’impianto fu poi riaperto senza porre rimedio alle cause della contaminazione) e la “due diligence” (relazione della verifica) tecnica commissionata da Accam, laddove si afferma che gli inceneritori come quello di Accam producono emissioni di mercurio che sono rilevabili solamente con un misuratore in continuo perché il mercurio si accumula sul catalizzatore per poi liberarsi in modo rapido in presenza di prevedibili concentrazioni di acido cloridrico: la due diligence rileva quindi che «l’unica effettiva possibilità» in caso di installazione del misuratore sia quella di concordare con l’ente di controllo di non considerare l’emissione di mercurio quando si avvera, ma di fare una media giornaliera in modo da fare figurare valori più bassi.

Nella due diligence ambientale si riferisce poi della bonifica del sito avviata nel 2003 e conclusa nel 2018 riguardante il superamento dei limiti della diossina, dei furani, del piombo, dello zinco e del rame. Ancora, nello stesso documento si rivela una concentrazione di idrocarburi 6 volte superiore a quella riscontrata nel 2016 in occasione della bonifica; si riconosce di avere riscontrato in un punto dello strato superiore del suolo una concentrazione di Pcb superiore a quella ammissibile per l’uso residenziale.

Infine, la due diligence autorizzativa dà atto del procedimento penale conseguente al superamento dei limiti legali degli scarichi in fognatura, senza specificare a quali elementi sia riferibile tale contaminazione.

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