Dolores, tra povertà e disabilità durante il Covid. «Costretta a dormire a Malpensa»

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VARESE – «Restate a casa». E’ questo il monito che ci stanno ripetendo da settimane, se non mesi. Ma non tutti hanno questo lusso: un tetto sopra la testa. Da anni alle prese con emergenze sociali ed economiche, senza una fissa dimora o un piatto caldo, Dolores Brugnoletti è costretta a dormire all’aeroporto di Malpensa da più di un anno.

«Io sono in carrozzina, non ho un soldo, una casa e nemmeno le medicine per curarmi. E con l’emergenza sanitaria e le mense chiuse mangio al freddo e di un dormitorio nemmeno l’ombra», racconta, mentre si prepara a un’altra scomoda, fredda e dolorosa notte al terminal 1 di Malpensa.

Il sogno di tornare a camminare

Dolores Brugnoletti, 48 anni, originaria di Cremona è disoccupata da tre anni e da due costretta a una vita su una sedia a rotelle a causa di un’artrosi alle gambe. «Sono anni che aspetto delle protesi, che non arrivano mai. Sono la mia unica speranza di tornare a camminare, a lavorare, ad avere una vita degna. E nel mentre convivo con dolori lancinanti a causa dei quali devo assumere antidolorifici e medicine che non posso permettermi», racconta la donna.

Che da quando tre anni fa ha perso il posto come necroforo non è più riuscita a trovare un datore di lavoro pronto a darle un’opportunità. «Nessuno vuole assumermi per colpa di questa disabilità, ma io ho bisogno di soldi. Adesso più che mai». L’unica fonte di sostentamento su cui Dolores poteva contare era infatti il contributo mensile del reddito di cittadinanza. Che da settembre, a causa di difficoltà burocratiche, ha smesso di entrare nelle sue tasche.

Il colpo di grazia

«Ciò significa che da due mesi non posso comprare le medicine che alleviano il mio dolore e delle quali ho un estremo bisogno», racconta Dolores, facendo trapelare la fatica di una vita passata da un dormitorio all’altro, da una mensa dei poveri alla successiva. «E mi andava anche bene finché non è arrivato il Covid».

Con il sopraggiungere della pandemia, infatti, si sono bloccate moltissime attività, anche quelle di volontariato. E le mense parrocchiali o comunali, così essenziali per chi non si può permettere un pasto caldo, si sono dovute convertire alla consegna a domicilio o da asporto, non potendo più accogliere gli ospiti nelle sedi, a causa dei protocolli anti-contagio.

Mangiare e dormire al freddo

E se durante l’estate mangiare un panino seduti su una panchina in piazza poteva anche essere accettabile, con l’arrivo dell’inverno Dolores teme il freddo. «In pochi sanno cosa significa mangiare e dormire nel gelo invernale. Non lo auguro a nessuno. Ultimamente io sto andando alla mensa Brunella di Varese, ma lì possono solo darmi dei sacchetti con il cibo, che io mangio sempre all’aperto».

Il “dormitorio” di Malpensa

Ecco allora che ogni sera inizia per Dolores un infelice spostamento tra Varese, la stazione di Busto Arsizio, dove spesso vengono distribuiti piatti caldi e l’aeroporto di Malpensa. Dove ormai dorme da un anno. «Le ho provate tutte, dalla macchina, al camper, ma nulla. Sono rimasta letteralmente sulla strada, con uno stato di salute che lascia a desiderare e tanto, tanto freddo».

Dimenticata da tutti

Dopo aver perso il lavoro Dolores si è rivolta ai servizi sociali, sia di Varese che di Busto Arsizio, «ma nessuno ha saputo darmi delle risposte. E con questa storia del Covid non fanno che “sballottarmi” da un ufficio all’altro, da un operatore all’altro, senza che nessuno si interessi davvero di me».

E gli effetti di questa indifferenza diventano ora più evidenti che mai. Senza il reddito di cittadinanza, Dolores non può comprare le medicine necessarie e le sue condizioni fisiche non le permettono di trovare un lavoro. «E quel che è peggio, non permettono al mio compagno di trovare un’occupazione». Al fianco di Dolores da anni c’è infatti Attilio, che aveva ricevuto un’offerta per un posto da autista, ma che ha dovuto rifiutare per stare accanto alla donna.

Mi fanno morire sulla strada

«Lui mi aiuta in tutto, perché purtroppo io non sono autosufficiente, e quindi la situazione peggiora sempre di più», spiega la signora, che adesso vorrebbe solo un posto caldo dove mangiare e passare la notte. In zona ci sono alcuni dormitori, ma Dolores non riesce a trovare un posto. «Così anche oggi sarò costretta a mangiare un piatto, spero caldo, da qualche parte e andare a Malpensa, dove chiaramente non si può davvero riposare. Questa non è vita», conclude la donna. Sperando ora nella gentilezza e nella generosità di qualcuno che possa offrirle un posto dove stare, ma preparandosi a passare un’altra notte senza un tetto. «Sperando che non mi facciano morire sulla strada».

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