E fra un mese?

COSA CI ASPETTA DOPO IL 3 APRILE

Fra un mese cosa accadrà? Cosa ci aspetta quando la quarantena nazionale terminerà? Domande che ci hanno posto alcuni lettori.

Partiamo dall’inizio. Ci sono 2 presidi di difesa contro i virus: il vaccino e il nostro sistema immunitario. Il primo ancora non c’è, il secondo sì, per fortuna, ed è uno dei doni più preziosi di madre natura e del processo evolutivo. Ma ha bisogno di tempo per riconoscere l’agente patogeno che sta aggredendo l’organismo, per organizzare un’efficace controffensiva e spazzarlo via. Ed è proprio il tempo che manca. Il coronavirus provoca infatti gravi complicazioni polmonari: polmoniti con insufficienza respiratoria. I polmoni non funzionano più a dovere e non riescono ad ossigenare adeguatamente l’organismo. Ecco perché la ventilazione assistita, in terapia intensiva, è fondamentale: la macchina assiste chi si ritrova con una grave insufficienza respiratoria, per il tempo necessario affinché le difese dell’organismo reagiscano e vincano la battaglia che si combatte dentro l’organismo. Il dilagare dell’infezione virale ha determinato una eccessiva necessità di cure in terapia intensiva e la capacità del sistema sanitario è – per ovvie ragioni – limitata. La quarantena ha quindi lo scopo di ridurre il picco di infezioni, di distribuirlo nel tempo, e di consentire quindi alle strutture sanitarie di assistere in modo adeguato la popolazione. Il contagio, invece, una volta superata l’infezione, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo perché gli esperti stanno ancora discutendo) garantire l’immunità, in quanto il sistema di difesa dell’organismo dal “dopo infezione” in poi sarà attrezzato e pronto a contrastare con successo eventuali futuri contatti con il virus.

L’Italia e gli Italiani (nella foto in alto, Cassano Magnago ieri pomeriggio) stanno rispondendo con coraggio e disciplina a questa emergenza, per contenerla con la quarantena. Immaginiamo quindi che la quarantena nazionale funzioni, che fra un mese in Italia l’infezione si estingua e che i pochi focolai rimasti siano sotto controllo. Bene, che cosa accadrà a quel punto? Guarderemo all’arrivo dell’estate e usciremo finalmente di casa, tornando ad una vita (quasi) normale? Come ben sappiamo, questa è una pandemia, cioè un’epidemia mondiale. In Italia il virus avrà colpito una quota assai limitata della popolazione, grazie alla quarantena che nel frattempo avrà risparmiato la maggior parte degli italiani dal contagio. Ma se è vero – come sostengono molti esperti, inclusi quelli dell’OMS – che un’infezione come questa è destinata (nonostante tutte le misure che si possano adottare) a colpire il 60% della popolazione mondiale, se non arriva un vaccino al più presto fra un mese saremo punto e a capo. Le persone guarite e quindi dotate di adeguate difese immunitarie saranno comunque un numero limitatissimo e quindi un’enorme fetta della popolazione italiana, non essendo immune, sarà nuovamente esposta all’infezione nel momento in cui metterà il naso fuori di casa. Dato che è impossibile pensare alla chiusura per sempre delle frontiere terrestri, marittime e aeree, cosa accadrà se e quando un ignaro “diffusore”, cioè infetto e magari asintomatico, proveniente da una qualsiasi parte del mondo, sbarcherà in Italia? Si ricomincerà da zero? Scenario da incubo, ovviamente. Ecco perché riponiamo le nostre speranze nei ricercatori che lavorano per produrre un vaccino efficace. Ed è la speranza che anima la maggior parte dei Paesi europei.

In Gran Bretagna stanno invece scegliendo la via dell’”immunità di gregge” cioè lasciare che il virus si diffonda, che la popolazione si infetti e guarisca (spalmando il picco e con un adeguato sostegno ospedaliero) acquisendo quindi immunità di gruppo, estesa il più possibile. Meglio “farla fuori” una volta per tutte, dicono gli inglesi.

Il governo olandese ritiene che chiudere tutto può essere una soluzione per l’immediato. Uccidere le economie non ha senso, secondo l’Olanda, perché a pagare poi saranno proprio le fasce più deboli della popolazione. L’approccio olandese, dunque, è di proteggere oggi le categorie a rischio (anziani e persone affette da altre patologie), lasciando comunque che il virus faccia il suo corso sul resto della popolazione così da immunizzarla.

Un passo dopo l’altro… a Cassano Magnago e Cairate

Cassano Magnago ieri pomeriggio

Impossibile stabilire a priori chi ha ragione e chi no. I conti si faranno alla fine. L’importante è procedere un passo dopo l’altro. In Italia il primo passo l’abbiamo compiuto. Basta guardare le foto che ci hanno mandato due lettori di Cassano Magnago e di Gorla Maggiore, scattate mentre andavano a fare la spesa. Surreale. Una delle lettrici, Elisa Pini di 70 anni, autrice delle foto qui sotto, ha commentato: “Sono una persona anziana ma sono orgogliosa di noi Italiani, stiamo dimostrando di essere un grande popolo, stiamo dando una lezione di rigore e di coraggio a tutto il mondo”. Sottoscriviamo in pieno.

Questa rubrica è dedicata ai nostri lettori: raccontateci la vita ai tempi del coronavirus. La vostra vita. Mandateci via mail (coronavirus@malpensa24.it) foto e commenti di situazioni domestiche, di ciò che fate, di ciò che accade e di come state vivendo questi giorni difficili, le vostre riflessioni, i vostri quesiti. E noi pubblicheremo.

Il ponte di Cairate ieri ore 14
La provinciale per Gorla Maggiore questa mattina