«Ecco come ipnotizzo i pazienti da operare all’ospedale di Legnano»

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LEGNANO – «Lo scopo della sedazione ipnotica non è sostituirla alle terapie tradizionali: vi si ricorre per i pazienti che devono essere sottoposti a interventi che consentano questo tipo di sedazione e che possono sviluppare uno stato di trance adeguato». Balzato alla ribalta in seguito all’eccezionale procedura di ipnotizzare anziché anestetizzare un paziente da sottoporre a intervento chirurgico, il neurochirurgo e ipnologo dell’ospedale di Legnano Andrea Cividini, 36 anni (nella foto sopra), illustra a Malpensa24 ambiti e tecnica dell’ipnosi clinica. «In neurochirurgia – tiene a sottolineare – abbiamo in tutto solo tre articoli nella letteratura scientifica», cioè tre precedenti per questa pratica, «e per quanto riguarda i tumori solo uno, dell’ospedale universitario della Sapienza. Per interventi come il nostro (una craniotomia con evacuazione di ematoma sotto durale, nda) non è mai stato pubblicato alcun articolo. Si tratta di un intervento assolutamente di routine, direi quasi banale, ma come l’abbiamo fatto noi non è mai stato descritto in letteratura». Un primato almeno nazionale, dunque.

Il dott. Cividini: «Pratica usata in molti ambiti, ma non nel nostro»

Non tutti i pazienti, precisa Cividini, in servizio a Legnano dal 2013, possono essere sottoposti all’ipnosi al posto dell’anestesia prima di andare sotto i ferri. «L’ipnosi va testata prima. Per questo il paziente è stato sottoposto a tre sedute di ipnosi precedenti l’operazione: la prima per vedere se entrava in trance, la seconda per averne la riprova scientifica con l’elettroencefalogramma, che ne individua le onde cerebrali tipiche, e la terza per verificare la capacità del paziente di sviluppare l’analgesia, cioè l’insensibilità al dolore. In letteratura non si è unanimi sulla percentuale di soggetti validi. C’è chi dice sia prossima al 100%, ma ci sono diversi stati di trance e diverse abilità che possono essere sviluppate in trance». Per quanto riguarda gli ambiti medici in cui ricorrervi, «l’ipnosi è molto frequente fra i cardiologi, i dentisti anche in ambito ambulatoriale, i dermatologi per le malattie psicosomatiche e in psicoterapia. La possono usare anche gli infermieri per pratiche abituali, come i prelievi di loro pertinenza».

A Torino una scuola di ipnosi per medici e paramedici

Per far cadere in trance il paziente da operare (un uomo di 69 anni con un ematoma alla testa causato da un trauma), Andrea Cividini lo ha invitato a concentrarsi sul suo respiro e poi ha condotto il suo inconscio in un “luogo sicuro”, ossia un ricordo piacevole della sua infanzia (è la cosiddetta “regressione di età”). Ma quanti sono in grado di ipnotizzare i pazienti? «Io ho frequentato una scuola a Torino, il Centro italiano di ipnosi clinico sperimentale fondato da Franco Granone, che registra 89 iscritti all’anno. Il percorso è aperto sia al personale medico che paramedico: nel primo caso si formano ipnologi, nel secondo esperti in comunicazione ipnotica». Esistono pericoli per un simile pretrattamento operatorio? «Questa procedura è sconsigliata a chi soffre di disturbi psichiatrici come psicosi. All’infuori di questo caso, non comporta alcun rischio».

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