Ecco il nuovo Giovanni dei Legnanesi: «Che onore! E che bella Legnano…»

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LEGNANO – Cordara, lei è il nuovo Giovanni dei Legnanesi.

«È un onore. Non nascondo che la paura c’è, ma è una paura sana, quella che a Napoli chiamano la “cazzimma”, cioè l’entusiasmo di partire con una cosa nuova e vedere che cosa succede. Ma diamoci del tu».

Presèntati.

«Mi chiamo Lorenzo Cordara, attore, e ho quasi 43 anni. Inizio come tutti, nel senso che faccio un altro lavoro, l’orafo, e alla sera mi diverto a fare spettacoli, prima con i Legnanesi come generico, poi decido di lasciare la compagnia e frequento il mondo del cabaret. Faccio un laboratorio di debuttanti una sera a settimana a Milano con altri attori e comici dello Zelig, al teatro Pim (oggi PimOff, nda). Conincio a preparare uno spettacolo con un socio trovato durante il mio percorso scolastico teatrale, che passa da Quelli di Grock a Scimmie nude. Poi succede che durante un festival di teatro ad Abbiategrasso mi prende una compagnia di Roma e giro l’Italia per 8 mesi con uno spettacolo improvvisato nella parte di un milanese, insieme a un meridionale».

Che cosa hai fatto fino a ieri?

«Insegnavo, dalle elementari alle medie alle superiori fino agli adulti, presso la scuola di Scimmie nude e laboratori a Brescia. E organizzo eventi con il collega e amico Sergio Sgrilli: collaboriamo da due anni su e giù dal palco. Insomma, mi occupo di teatro a 360 gradi, metto in scena spettacoli con la mia regia o diretti da altri. Pure insegnando e arrivando da due scuole, decido a 30 anni di laurearmi in teatro. Indovinate su che cosa mi propone la tesi il professore? I Legnanesi, che adorava».

Allora era destino…

«Pensa che uno dei miei ricordi di infanzia è l’LP di “Regna la rogna” ascoltato con tutti i parenti a Natale. E con i miei genitori andavamo a vederli tutti gli anni. È veramente strano il cerchio che la vita ti disegna intorno».

Ma come sei arrivato a farne parte?

«Sono stato provinato da Provasio e mi ha selezionato. Ho sempre mantenuto i rapporti con il direttore di produzione Enrico Barlocco. Stavo preparando un mio monologo su Ettore Petrolini, ma ho dovuto mollarlo».

Perché hai accettato?

«Certo dispiace mollare i propri contatti, ovviamente li mantieni ma con un calendario così folto di spettacoli diventa impossibile fare tutto, devi fare delle scelte. È un lavoro che mi stimola tantissimo, mi sveglio pensando che cosa fare per il teatro, è la mia vita».

E ora hai fatto un bel salto.

«È una grande scommessa. Vado a sostituire un personaggio che ha lasciato un segno, sono orgogliosissimo e spero che il pubblico mi voglia bene. Nel teatro, come dico sempre, ci vogliono tre C, cuore, coraggio e curiosità. L’attore è un cuore che pulsa, deve scoprire cose nuove e buttarsi. E poi non deve mancare un’altra C, la concentrazione».

Tutti aspettano di scoprire come sarà il tuo Giovanni.

«Dovrò cucirmelo addosso nel tempo, sentire che cosa piace di più al pubblico e a me. Sicuramente non sarà la copia del vecchio Giovanni. Sono onoratissimo di essere, a quanto pare, il quinto a indossarne i panni. Anche Arlecchino e Pulcinella, che durano da secoli, sono stati interpretati da attori sempre nuovi. Prima facevo teatro di ricerca, ora con tante date in calendario ho la possibilità di lavorare sul personaggio nel tempo».

Tu sei di Abbiategrasso: qual è il tuo rapporto con Legnano?

«A me piace tantissimo, secondo me è molto curata, un confettino. Non è molto grande, ha un centro storico molto bello, l’ideale anche per una serata in compagnia con gli amici o con la ragazza. Dai cittadini che conosco, vedo che sentono molto l’appartenenza al proprio territorio, che sono molto legati alla città e al suo dialetto. Un dialetto particolare, che esula da tutti gli altri».

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