Elisabetta e il corale cordoglio, fenomeno sociologico

bottini elisabetta regina

di Gian Franco Bottini

“La Regina è morta, viva il Re”; praticamente un minuto dopo che Elisabetta II si era spenta, la Gran Bretagna aveva il nuovo re. “Neanche il tempo di diventar fredda”, si direbbe dalle nostre parti, e già c’era il nuovo sovrano!

Era il modo di fare, secoli fa, delle dinastie francesi, per non lasciar spazio alle ambizioni di possibili usurpatori, ma non è certamente questo il caso. Oltre che una tradizione, nel caso inglese, è il segno di una anticipata  programmazione successoria, testimoniata  anche dal preciso formalismo dei dieci giorni successivi, tante sono durate le esequie di questo grande personaggio.

Oltre che grande non è difficile definire “la Betty”  un personaggio “unico”, avendo attraversato quasi un secolo della recente storia con una presenza rilevante non solo per il proprio Paese ma per varie altre aree del mondo che, “tutto il mondo è paese e passata la festa”, presumibilmente non riserveranno al nuovo sovrano lo  stesso trattamento di riguardo.

Invecchiando le persone spesso  o si spengono o si “incarogniscono”; non si può negare invece che Elisabetta ha nel tempo allargato la sua popolarità anche fuori da suoi confini, forse  non tanto per ragioni politiche quanto perché a capo di una famiglia che, non certo facile da gestire, è spessissimo entrata da protagonista nel “gossip” mondiale.

La Regina per decenni ha dovuto gestire il suo doppio ruolo di “capo di un popolo” e “capo di una dinastia”, cercando di evitarne commistioni; cosa che non sempre le è stata facile e che in qualche caso   l’ha vista in difficoltà proprio con la sua gente (Lady Diana il più eclatante, ma non l’unico). Ne è sempre uscita bene, anche con sprazzi di umiltà che forse non erano proprio nelle sue corde e la riprova è nei milioni di inglesi  che hanno voluto renderle l’ultimo omaggio, sorprendendo il mondo per la sincerità e la profondità del loro affetto.

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Gian Franco Bottini

Se nel suo Paese Elisabetta, con il passare degli anni, si dice abbia sempre di più assunto la figura di “madre” della Patria, nel resto del mondo i mezzi di comunicazione le hanno fatto assumere la figura della  “nonnina” di ferro, spesso oggetto di affettuosi sfottò per i suoi mitici cappellini a forma di pitale o per sua borsettina sempre attaccata al braccio quasi a difendersi da uno scippo, ma sempre  sinceramente stimata  e rispettata. In molti, anche in Inghilterra, hanno cercato una risposta alla partecipazione quasi totale di un popolo che non in ugual misura spesso dimostra simpatia per il  sistema e per la famiglia reale e la risposta maggioritaria pare sia stata nella volontà della gente di essere  protagonista dell’ultimo atto di rispetto verso la “persona” di Elisabetta, più che per altre ragioni più istituzionali . Insomma: l’orgoglio di poter dire ai nipoti “io c’ero”!

Se ciò fosse confermato per il buon re Carlo (pare che gli inglesi lo chiamino qualcosa di simile al nostro “Carletto”) l’agognato futuro non si presenterebbe  del tutto sereno! Se  questa potrebbe essere la ragione della grande partecipazione popolare “di casa”, altre ragioni vanno ricercate per giustificare i milioni di telespettatori  che nel mondo hanno seguito con attenzione ed interesse tutte le cerimonie del periodo.

Anche nel nostro Paese l’interesse è stato elevato (e l’audience televisivo pure) e l’individuazione delle ragioni pensiamo sia un buon tema di ricerca per i nostri sociologi. Qualcuno l’ha buttata in politica vedendone un rigurgito di nostalgia per la “monarchia”: opinione francamente risibile! Noi, da parte nostra, possiamo solo basarci sui molti commenti raccolti nei bar e sui marciapiedi; commenti che riportavano soprattutto il coinvolgente stupore per la “forma”, fuori dal nostro tempo, nella quale si svolgevano gli eventi dei quali si era spettatori. Quasi un commovente ritorno alle favole “di regine e principesse” della nostra infanzia, in un momento in cui di  favole è difficile parlare se non di quelle raccontate in  campagna elettorale!

Forse anche grazie al lockdown , negli ultimi anni sono entrati prepotentemente nelle nostre case e nelle nostre abitudini i “serial” televisivi che (sono i segni dei tempi!) spesso “intrippano” lo spettatore in racconti che durano anni, facendolo sentire quasi un interprete a fianco dei personaggi inconsciamente “adottati”. “The crown”, la narrazione delle vicende della famiglia reale inglese, è uno di quelli di maggior successo del quale, di anno in anno,  si attendono con ansia le prossime puntate. Orbene a noi  è parso che molto del coinvolgimento dimostrato possa essere interpretato come l’inconscia occasione per dire “io della prossima puntata sto partecipando alla stesura”, ancor prima che essa venga prodotta. In ogni caso, con Elisabetta si è chiusa un’epoca!

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