Espianto multiorgano all’ospedale di Busto: «Siamo un punto di riferimento»

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L'ospedale di Busto Arsizio riceverà, con gli altri presidi dell'Asst Valle Olona, i contributi regionali

BUSTO ARSIZIO – Reni, fegato e tessuto cutaneo. Dopo il lungo del periodo del Covid che ha stravolto il sistema sanitario ospedaliero, il presidio di Busto è tornato a essere un punto di riferimento importante per il prelievo multiorgano. L’intervento è stato eseguito qualche giorno fa e a coordinare l’intera operazione è stata Adelina Salzillo, direttore medico del presidio di Busto Arsizio.

Punto di riferimento

«Il nostro ospedale vanta un’importante tradizione nel campo del prelievo multiorgano e della donazione – ha spiegato la dottoressa Salzillo – E in questo caso possiamo davvero parlare di una storia che ci ha dato tante emozioni». Quello dell’espianto è un aspetto della medicina dove morte e vita si incontrano, dove accanto al dolore ci sono speranza e gioia. Emozioni contrastanti che non devono entrare nella sala operatoria, ma che poi esplodono con grande forza. «Il donatore e i suoi famigliari sono stati motivatissimi fin dall’inizio – continua la dottoressa – A questo si aggiunga che il fegato è stato subito trapiantato con esito positivo da parte della persona che l’ha ricevuto».

Il complicato iter

L’espianto multiorgano richiede una procedura molto particolare. E a spiegarla è proprio la dottoressa Salzillo: «In caso di morte cerebrale e con precedente autorizzazione del soggetto donatore si deve fare una segnalazione e si attivano i centri regionali e d’Italia per il prelievo e la donazione. A quel punto inizia una procedura che da un lato “allerta” l’equipe medica che deve intervenire dall’altro si deve procedere a un monitoraggio di 6 ore della persona da espiantare. E solo nel momento in cui viene certificato il decesso cerebrale si procede con un espianto a, come si dice, cuore battente».

Nel recente intervento a Busto ha operato un’equipe del Policlinico che qualche giorno dopo a inviato una mail di ringraziamento alla struttura sanitaria «per – dicono il direttore generale Eugenio Porfido e il direttore sanitario Claudio Arici – la collaborazione e l’ottimo livello professionale riscontrato».