Ex macello di Legnano, Brumana scrive al commissario: «Verificare la regolarità dei lavori»

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LEGNANO – Verificare la regolarità dei lavori appaltati per il nuovo parcheggio della Polizia Locale e della Protezione Civile in corso Magenta a Legnano. Il candidato sindaco del Movimento dei cittadini, Franco Brumana, torna all’attacco contro la demolizione dell’ex macello e solleva dubbi sulla regolarità delle procedure a cui l’attuale gestione del Comune sta per dare esecuzione. Lo fa con una lettera al commissario prefettizio, Cristiana Cirelli, in cui sottolinea anche che le decisioni degli uffici comunali «fanno riferimento a edifici pericolanti da demolire, mentre risulta che siano in buone condizioni statiche».

«Perché due appalti per la stessa opera?»

Brumana sottolinea come i lavori per la realizzazione del parcheggio non sono previsti in un unico appalto «come apparrebbe logico e normale» ma sono stati suddivisi in due lotti: il primo riguarda la demolizione degli edifici dell’ex macello e il secondo la nuova pavimentazione. «In questo modo – rileva l’avvocato legnanese – si sono fatti configurare due appalti entrambi di valore poco inferiore alla soglia di 40.000 euro al netto dell’Iva e l’assegnazione è avvenuta senza l’indizione di alcuna gara. L’art. 35 del codice degli appalti pubblici, al suo comma 6, vieta il frazionamento di un appalto tranne nel caso in cui “ragioni oggettive lo giustifichino”. Il Consiglio di Stato ha affermato inoltre il principio che “la suddivisione in lotti di un’opera unitaria impone l’applicazione comunque del diritto comunitario, se la somma dei singoli lotti supera la soglia comunitaria” di 40.000 euro. Pertanto si devono adottare le procedure di evidenza pubblica, che avrebbero garantito la concorrenza fra più ditte e la probabile riduzione dei costi».

«Complesso inserito fra i beni culturali»

L’ANAC-Autorità nazionale anti corruzione, ricorda ancora il candidato civico, «nelle sue linee guida e nelle sue delibere è più volte intervenuta per limitare il frazionamento artificioso degli appalti sotto la soglia comunitaria e i conseguenti affidamenti diretti. E la Cassazione con la sentenza 26610 dell’11/6/2018 ha ravvisato il reato di abuso di ufficio nel frazionamento di un appalto che comporta un indebito vantaggio patrimoniale ad un appaltatore, desunto dalla macroscopica illegittimità dell’atto. Nonostante l’estrema delicatezza della questione, le determinazioni del dirigente dei servizi tecnici di assegnazione delle opere parziali, non fanno alcun cenno alle ragioni oggettive giustificatrici del frazionamento. Infine ricordo che questi stabili sono ricompresi nel catalogo dei beni culturali e che pertanto la loro demolizione, ai sensi dell’art. 21 del codice dei beni culturali è subordinata all’autorizzazione del ministero e che in mancanza l’art. 169 del medesimo codice stabilisce sanzioni penali». Brumana conclude chiedendo informazioni paesaggistiche sull’esistenza dell’autorizzazione e una sua copia entro 30 giorni.

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