Febbre per il commercio a Busto: più 39, è il saldo 2022 tra aperture e chiusure

BUSTO ARSIZIO – Il termometro del commercio in città segna più 39: è il saldo tra aperture e chiusure di attività commerciali e di servizi registrato dal SUAP (sportello unico attività produttive) nel primo semestre del 2022. Trainano bar e ristoranti (più 13), frena l’e-commerce (meno 1) dopo il boom ai tempi dei lockdown. «La fotografia di un commercio che ancora manda segnali incoraggianti e che è mediamente in salute – la lettura della vicesindaco e assessore allo sviluppo economico Manuela Maffioli – rimane la prudenza. Sappiamo che, superata la pandemia, dovrà fare i conti con la crisi economica ed energetica che sta investendo l’Europa».

I dati

Il report su aperture, cessazioni e subentri è ormai una consuetudine, avviata dall’assessorato al termine dell’«anno orribile della pandemia per misurare l’impatto sulle attività commerciali», come ricorda Manuela Maffioli. «Il segno più allora fu sorprendente, poi è stato confermato a metà e a fine 2021 e anche a questo ennesimo tagliando il nostro commercio si dimostra in salute». I numeri parlano chiaro: sulle 851 pratiche transitate dal SUAP nei primi sei mesi del 2022, sono 238 quelle che riguardano attività solo commerciali, e il saldo positivo è di 39 nuove attività, tra aperture da zero e subentri rispetto a quelle cessate. Le categorie più in salute sono quelle di somministrazione alimenti e bevande (bar, ristoranti, pizzerie), con 14 nuove aperture e 16 subentri su 17 cessazioni, per un saldo di più 13, poi parrucchieri ed estetisti (13 aperti e 10 chiusi di cui 3 subentri) e il commercio al dettaglio non alimentare (20 aperture e 19 cessazioni con 5 subentri), con un più 6, e il commercio all’ingrosso, più 5.

Frena l’e-commerce

Segno meno invece per l’alimentare di vicinato (meno 3, con 12 cessazioni e 9 aperture) ma anche per l’e-commerce esclusivamente online (meno 1, con 12 chiusure a fronte di 11 aperture), mentre l’e-commerce in aggiunta al negozio tradizionale fa segnare un incoraggiante più 4. «L’ online e basta probabilmente non è sufficiente – riflette il presidente di Ascom Rudy Collini, che del commercio elettronico è stato un pioniere – chi ha unito la vetrina online a quella fisica invece sta tenendo. Segno che la gente ha ancora voglia di fare acquisti in negozio ma anche che dobbiamo spingere sul multicanale».

Centro e quartieri

Sotto questo punto di vista il centro di Busto Arsizio si conferma per certi versi un’isola felice. Perché se «la tendenza dei grandi marchi è di concentrarsi nelle città capoluogo», come sottolinea la presidente del Comitato commercianti centro cittadino Alessandra Ceccuzzi, «nel nostro centro ci sono pochissimi negozi vuoti, che restano vuoti per pochissimo tempo», mentre anche i quartieri più vicini al centro, come Sant’Edoardo, vivono grande fermento commerciale. Più fatica fanno invece le periferie più esterne, come Borsano, mentre a Sacconago «chiude chi va in pensione», come fa notare Stefano Moretti del comitato commercianti del quartiere. Ma è un trend di medio-lungo termine.

Prudenza

Rispetto ai numeri del primo semestre l’assessore Maffioli predica ancora «prudenza» rispetto ad un trend che andrà verificato nei prossimi mesi che si annunciano non semplici, ma ricorda anche che «le cose non avvengono mai a caso. È un successo che ha le sue ragioni in un tessuto commerciale storico e di alta professionalità e pluralità merceologica, con un associazionismo impegnato in tandem con l’amministrazione a sostenere questo settore». Lo stesso Collini ammette che «il commercio ha tenuto, dopo due anni attaccati coi denti alla sopravvivenza grazie anche ai contributi, c’era entusiasmo per l’uscita dalla pandemia poi la guerra ha portato tutt’altre complicazioni che percepiremo concretamente nel secondo semestre. Inflazione, rincari, consumi, energia. L’unica arma a nostra disposizione è il lavoro di squadra pubblico-privato per migliorare, e le antenne per aiutare imprese a sopravvivere».

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