Noir al Tirinnanzi, Irene Ferri e Marco Troiano rendono omaggio a Simenon

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LEGNANO – Nel trentesimo anniversario della scomparsa di Georges Simenon, verrà reso omaggio al creatore del commissario Maigret con “La camera azzurra”, uno dei suoi romanzi noir di maggiore successo. Irene Ferri e Fabio Troiano sabato 30 novembre  saliranno alle 21 sul palco del teatro Tirinnanzi di Legnano per interpretare, con la regia di Serena Sinigaglia, uno dei testi più rappresentativi della società moralista francese degli anni Sessanta, sempre ben nascosta dietro i falsi perbenismi di allora; che, purtroppo, si manifestano diffusamente ieri come oggi.

La sostanza usata per sbiancare gli indumenti

Il colore azzurro nasce dalla tinta della sostanza che veniva usata per sbiancare gli indumenti, come un desiderio di sbiancare le anime dei protagonisti per renderle tutte ancora immacolate. Mentre Sinigaglia svela i mali più comuni della società odierna, e le parti più oscure dell’animo umano, la struttura scenica realizzata da Maria Spazzi porta in sé un messaggio immediato: è inusuale, storta, scivolosa, quasi a voler evidenziare la sua precarietà, affinché i personaggi stessi non vogliano imitarla scivolando in falsità, nascondendo segreti e pulsioni, mostrando integrità tutt’altro che credibili. Le luci di Alessandro Verazzi e la sceneggiatura di Letizia Russo, come abili giocatori di poker, non lasciano che le carte vengano subito scoperte, grazie a un’illuminotecnica che poco alla volta si concentra sulla complessa trama del giallo d’autore.

La trama

Maschere di vita perfette, seppur fasulle, come quella dell’affascinante amante di Tony (Irene Ferri), o di Gisele (Giulia Maulucci), che dietro un fare rassicurante lascia intuire ciò che ha dentro nel suo nervoso modo di lavorare a maglia. Stessa finta facciata nel personaggio di Tony (Marco Troiano), che si mostra fin troppo affettuoso con la moglie per via del suo celato senso di colpa, pur continuando a negare di averla tradita. La regista, volutamente, riproporrà due volte la scena intima dei due amanti, facendo ripetere ogni particolare alla perfezione: ciò, al fine di dimostrare che ogni gesto, se rifatto nello stesso identico modo, può celare una forma di ipocrisia. Il commissario interpretato da Mattia Fabris a sua volta cercherà di nascondere le sue ossessioni sfoderando un comportamento integro e corretto ma, in realtà, anche lui ha qualche scheletro nell’armadio.

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