Forza Italia fuori dal cda di Alfa: «La Lega ha tradito». E’ crisi in Provincia

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VARESE – Sull’acqua il centrodestra a Villa Recalcati rischia di naufragare. A far tremare il presidente Emanuele Antonelli e la maggioranza, uscita spaccata dall’assemblea dei sindaci di Alfa questa sera, giovedì 10 ottobre, sono state le nomine del cda della società che gestisce l’idrico. Dove a dettare linea e nomi dei nuovi consiglieri è stata un’inedita alleanza tra Lega (forse non tutta la Lega) e Pd. Risultato: Forza Italia esclusa da Alfa, esce ferita e furibonda dall’assemblea. Furibonda soprattutto con il Carroccio, perché di fatto ha tradito l’alleanza. Ma anche con Emanuele Antonelli. Nonostante il presidente della Provincia, che “non è di Forza Italia”, con il suo intervento e il suo voto a favore per il rinvio delle nomine, abbia fatto “quello di Forza Italia”. Senza riuscire a tenere assieme il centrodestra riunito in Provincia sotto l’ombrello di Liberi per la Provincia. Insomma un caos politico. Con coda serale fatta di telefonate incrociate tra i berlusconiani. Tra le cui fila c’è chi già parla di crisi a Villa Recalcati e di un Antonelli a fine corsa. Ma andiamo con ordine.

I sindaci danno fiducia a Mazzucchelli

Il presidente del cda Paolo Mazzucchelli in apertura di seduta ha illustrato i passaggi e le attività in corso per il completamento della gestione unica provinciale del servizio idrico integrato, a partire dall’acquisizione in gestione delle società ecologiche. Ha messo sul tavolo i numeri degli investimenti su rete idrica, acquedotti e depurazione, ha spiegato i progetti più qualificanti da portare avanti e accennato all’accordo con Cap Holding, non ancora finalizzato, ma al quale si sta lavorando. Ottenendo un voto unanime dai sindaci. Che equivale alla piena fiducia sull’operato. E qui finisce l’armonia.

Forza Italia messa in un angolo

Appena si apre la discussione per la nomina dei due nuovi consiglieri, Marco Riganti marco rigantiprende la parola per chiedere a nome del provinciale di Forza Italia (lo specificherà a fine intervento rispondendo al sindaco di Gallarate Andrea Cassani) il rinvio del punto. Motivo? «Tutte le componenti politiche, visto l’importanza di Alfa, dovrebbero avere diritto a partecipare al cda della società». Posizione che viene respinta da Ercole Ielmini (Pd): «Adesso basta. Oggi siamo nelle condizioni di votare le nomine, non c’è più tempo da perdere» e da Graziano Maffioli sindaco di Casale Litta, che sostiene quanto appena detto dal collega di Laveno Mombello.

A sostenere il forzista Riganti intervengono Andrea Pellicini (FdI), primo cittadino di Luino e il presidente Emanuele Antonelli, «nelle vesti di pompiere», dice lui, e per chiedere «ulteriore tempo, poiché ho notato che ci sono divergenze su chi mettere. Dico questo solo per trovare un accordo condiviso». Sta di fatto che al momento di votare il rinvio, Forza Italia va letteralmente sotto: sono ben 75 i sindaci che chiedono di procedere con la surroga dei consiglieri contro 10 contrari. Tra questi anche il presidente Antonelli, rappresentante della Provincia (socio di maggioranza relativa in Alfa) che viene messa in minoranza dai soci. Insomma si vota. Il colpo finale arriva qualche minuto dopo, quando lo stesso Ielmini presenta una lista unitaria Lega e Pd con i nomi di Enrico Baroffio (quota Lega) ed Elena Bardelli (quota Pd) come candidati. Votati da ben 82 sindaci presenti in assemblea. Compresi Andrea Cassani di Gallarate e Paola Reguzzoni (delegata) per Busto.

La rabbia di Forza Italia

Quando l’assemblea vota la lista “rosso – verde” e quindi la surroga che taglia fuori Forza Italia, Marco Riganti è già uscito dall’aula e da Villa Recalcati. Sul volto del forzista, che in Provincia è anche capogruppo, c’è tutta la delusione per come sono andate le cose. Ma soprattutto per quel “no al rinvio”, che è davvero suonato come la volontà di tenere fuori Forza Italia da Alfa. A nulla è servito il suo tentativo in extremis per riportare tutto il centrodestra al tavolo e trovare una quadra. Che molto probabilmente i forzisti avevano dato per scontata, ovvero: fuori i dimissionari Marcello Pedroni (Forza Italia) e Saverio Bratta (quota Pd) e dentro un forzista e un piddino. Ma così non è andata.

Tradimento o posto vacante ai tavoli?

C’è chi parla di tradimento. E sono quelli di Forza Italia riferendosi alla Lega, colpevole di non aver rispettato l’equilibrio del precedente cda reso monco dall’inchiesta Mensa dei poveri. Già perché i nomi di Baroffio e Bardelli sono frutto di una sintesi politica fatta, secondo i forzisti furiosi, da Lega e Pd appositamente per tagliare fuori la quota azzurra.

E c’è chi parla di assenza ai tavoli politici. E sono quelli della Lega, rivolti a Forza Italia. «Da maggio non si vedono ai tavoli, nonostante siano stati più volte invitati. Non è che all’ultima ora possono alzare la mano e dire “Vi siete sbagliati, ci siamo anche noi”».

Ma c’è anche chi il capello lo spacca in quattro: «Attenzione, che questo non è un asse Lega – Pd. Bensì un accordo tra Partito democratico con quella parte di Lega che, facendo leva su quanto emerso dall’inchiesta Mensa dei poveri, anche in relazione ai consiglieri dimissionari di Alfa, ha voluto far fuori Forza Italia, per dare un segnale al provinciale del Carroccio». Che, racconta più di un insider verde, pare abbia tentato (invano) fino all’ultimo di ricomporre il centrodestra in Provincia. Che sull’acqua è scivolato come su una buccia di banana.

Riganti pronto a dimettersi

In Forza Italia invece non ci sono dubbi. Sono in tanti parlare di asse Lega – Pd, contro tutte le altre forze che compongono il centrodestra e solo per puro calcolo di potere. Tanto che c’è chi ha già chiesto al commissario provinciale Giacomo Caliendo e al vice commissario provinciale Giuseppe Taldone di denunciare subito quanto accaduto. E c’è persino chi va oltre sostenendo che non esiste più una maggioranza e bisogna aprire la crisi a Villa Recalcati. Marco Riganti, invece pare intenzionato a dire stop e a mettere sul tavolo le proprie dimissioni da consigliere provinciale: «Con la Lega non si può andare avanti – pare abbia confidato a più di un forzista – Ha tradito gli accordi. Alleandosi con il Pd. E non è la prima volta».

Il pressing su Taldone aprire la crisi

In mezzo al marasma che monta sempre più c’è Giuseppe Taldone, il quale si ritrova a dover muoversi in una situazione che assomiglia a una vera e propria polveriera. Senza al momento saper cosa fare. «Non voglio prendere alcuna decisione a caldo – dice rispondendo al telefono – certo nei prossimi giorni chiederò di riunire un tavolo politico per capire quanto accaduto e prendere una decisione». Ma è chiaro che a questo punto l’esecutivo di Villa Recalcati guidato da Emanuele Antonelli scricchiola. Anzi trema.

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