Fratelli d’Italia alla Lega: «Noi leali. A Gallarate decidiamo dopo il Gup»

pellicini martignoni
Da sinistra, Andrea Pellicini e Giuseppe De Bernardi Martignoni

VARESE – Granelli di sabbia. Nei meccanismi di un centrodestra che non girano esattamente alla perfezione. Perché se da un lato la parola d’ordine è “tenere unita la coalizione”, dall’altro è evidente che, soprattutto tra Lega e Fratelli d’Italia, si sta consumando a più riprese una prova muscolare per capire chi tra i due partiti può fregiarsi dei gradi di capitano. Ovvero della compagine politica che traina e, per peso elettorale, imposta la rotta. E se sui nomi dei candidati nelle grandi città, Forza Italia permettendo, la quadra virtualmente c’è, sul resto il match è ancora tutto da giocare. Al momento in Comuni marginali rispetto alle grandi città. Ieri Somma e Luino, oggi a Cislago.

E non si potrebbe leggere in maniera differente la risposta ad Emanuele Poretti, super visore leghista degli Enti Locali, che arriva da Fratelli d’Italia per voce del coordinatore provinciale Andrea Pellicini e da Giuseppe De Bernardi Martignoni, responsabili provinciale degli Enti Locali del partito della Meloni. Nessuno dei due “Fratelli” mette in discussione l’alleanza, anzi, Martignoni ricorda che in altri tempi politici «noi siamo stati battezzati “i fedeli” per lealtà nei confronti della coalizione». Ma entrambi si discostano dalla lettura di Poretti sul caso Cislago e fanno quadrato sul proprio circolo locale “dove – dicono in sostanza sia Pellicini sia Martignoni – i nostri consiglieri si sono comportati lealmente nei confronti del sindaco Cartabia».

Posizioni inaccettabili non dai Fratelli

Il primo a far quadrato sui Fratelli d’Italia è proprio Andrea Pellicini, il quale con parole misurate smentisce di fatto che nel partito ci sono amministratori che “sfuggono alla linea politica del provinciale”.

Con l’amico e collega Emanuele Poretti – scrive Andrea Pellicini – sono d’accordo sulle candidature nelle principali città della provincia. Non posso condividere la sua analisi su quanto accaduto a Cislago, soprattutto quando addossa la responsabilità della caduta del sindaco al comportamento dei consiglieri di Fratelli d’Italia. Le cose non stanno così. A Cislago, è di fatto mancata la gestione del gruppo da parte del sindaco.

Noi abbiamo collaborato attivamente fino a quando abbiamo potuto. Il consigliere Cristiano Fagioli è stato uno dei più attivi e valenti collaboratori del sindaco per oltre quattro anni. Ad un certo punto, però, alcune inaccettabili prese di posizione di Cartabia, il suo atteggiamento verso la componente femminile del gruppo e la sua scarsa propensione all’ascolto, hanno fatto sì che si rompesse l’equilibrio. È un peccato, perché nel complesso l’amministrazione non ha lavorato male. In ogni caso, i nostri consiglieri hanno ascoltato le raccomandazioni del partito. Ad un certo punto volevano dimettersi e non lo hanno fatto. Sarebbero arrivati sino alla fine del mandato per senso di responsabilità. L’analisi di Poretti è quindi un’analisi di parte. Legittimamente difende un sindaco della Lega, ma va fuori dalle righe quando arriva a dare giudizi sulle gestione dei consiglieri degli altri partiti.

Problemi di crescita

E’ chiaro che la Lega in questo momento ha il problema di impostare il dialogo politico con un partito, Fratelli d’Italia, galvanizzato dai numeri nazionali e che non nasconde ambizioni anche su scala provinciale. «Anche se – dice Martignoni – continuiamo a mantenere i piedi per terra e a lavorare per fare un ulteriore salto di qualità». E a Cislago, come a Luino dove non sono stati rispetti gli accordi provinciali, non siamo certo noi a non controllare i nostri consiglieri. Le tante dimissioni nella maggioranza del sindaco Cartabia non sono mica imputabili a noi. Forse è la Lega che deve metter in atto una verifica interna sui proprio uomini».

Maroni si, Antonelli anche, Cassani vediamo

Scaramucce che non intaccano lo schema dei candidati nelle grandi città. Tanto che Pellicini dà il via libera sul tris Maroni, Cassani, Antonelli. In linea di massima condiviso anche da Martignoni, il quale però su Gallarate, sospende l’ok sul sindaco in carica. «Varese è il capoluogo e anche il caposaldo del centrodestra con Maroni. A Busto, Antonelli è il nostro sindaco di punta anche a livello romano. A Gallarate, parlo da gallaratese, invece bisogna attendere il 31 marzo (data dell’udienza preliminare dell’inchiesta Mensa dei poveri, quando potrebbe arrivare l’archiviazione o il rinvio a giudizio di Andrea Cassani ndr) per chiarire la questione in maniera definitiva. La nostra, sia chiaro, non è una questione personale, ma prettamente politica. Che porteremo in discussione già nelle prossime settimane in un vertice regionale con anche i nostri parlamentari di riferimento. Per cercare di chiudere la questione prima del 31».

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