Gallarate, botte e insulti alla compagna da tre anni: 34enne allontanato da casa

luino polizia di stato

GALLARATE – Dal 2019 insulta e picchia la compagna: 34enne allontanato da casa con divieto di avvicinamento ai familiari offesi. Succede a Gallarate, dove la polizia di Stato – a termine di accurate indagini – ha eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare nei confronti di un uomo, emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Busto Arsizio. A carico del 34enne sono stati accertati numerosi episodi di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate.

Il fatto

Lo scorso 13 settembre, verso mezzanotte e mezza, personale della squadra volante del commissariato è intervenuta in una casa di corte, all’interno di un’abitazione al piano terra, a causa di un accesso litigio tra conviventi. La pattuglia è arrivata sul posto quando gli animi si erano ormai calmati, notando però che la coppia era palesemente sotto gli effetti di alcol. E che la donna, trentacinquenne, aveva dei rossori sul viso. Al momento dell’intervento erano presenti anche le due figlie di 10 e 8 anni. La donna minimizzava l’accaduto, nonostante riferisse di essere stata appena percossa dall’uomo, dichiarando che si trattava di episodio occasionale, dovuto all’ebrezza. In ogni caso, la donna ha detto essere andata all’ospedale cittadino. Dove i medici, dopo averla visitata, l’hanno giudicata pronta alla guarigione in sette giorni.

Le indagini e la misura restrittiva

L’ufficio investigativo del commissariato, coordinato dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, ha tuttavia approfondito la vicenda. Che di occasionale aveva ben poco. Dagli approfondimenti, è infatti emerso un quadro di reiterati e gravi maltrattamenti che, almeno dal 2019, l’uomo attuava nei confronti della convivente. Spesso – o quasi sempre – alla presenza delle due figlie. Oltre alle violenze fisiche, sono emerse anche quelle psicologiche: l’uomo, spesso ubriaco, con volgari epiteti sessisti denigrava la compagna, coinvolgendo le due bambine affinché anche loro sapessero «che razza di madre avevano». Il solido impianto probatorio, integrato da numerosi riscontri oggettivi, messo a disposizione del pm titolare delle indagini, ha permesso di richiedere e ottenere dal gip, anche a discapito della mancata denuncia o querela della vittima, l’emissione della misura restrittiva.

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