Maga, addio per sempre a una grande occasione

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Edoardo Guenzani, che è stato sindaco di Gallarate prima di Andrea Cassani, la definisce “fine dell’illusione”. L’esponente di centrosinistra si riferisce al Maga, il museo d’arte moderna che, su decisione dell’attuale amministrazione comunale, ospiterà anche la biblioteca civica. Determinando in questo modo una contrazione degli spazi espositivi, tale da limitare l’organizzazione di mostre che, appunto, offrano alla struttura un respiro nazionale.

Così finisce l’illusione di avere a Gallarate e in provincia di Varese un presidio culturale che vada oltre la dimensione locale. Si tratta di un ridimensionamento dettato dalla situazione economica che non permette di pensare in grande; situazione che l’emergenza Covid ha reso inevitabile per coloro i quali intravedono nel Maga un debito e non una risorsa. E scelgono di correre ai ripari sdoppiando l’attività dell’edificio di via De Magri invece di trovare alternative meno penalizzanti anche se più impegnative.

Sbagliano? Sicuramente mettono in sicurezza i conti pubblici, ma non cancellano soltanto un’illusione, perdono una grande occasione. Che difficilmente potrà essere recuperata in futuro. La perde Gallarate, la perde la Regione, soprattutto la perde la Provincia che nel museo gallaratese aveva (avrebbe) appunto l’occasione di gestire una presenza che in prospettiva potrebbe funzionare come importante richiamo per il territorio.

Scontato che da solo Palazzo Borghi oggi non ha la forza di mandare avanti il Maga con le stesse prospettive dei suoi promotori di un tempo: sarebbero necessarie sinergie tali da concorrere alla sua gestione. Vecchio discorso, questo delle sinergie, che oramai lascia il tempo che trova, con Villa Recalcati depotenziata dalle sue funzioni, sia amministrative sia politiche, con le città più importanti, Varese e Busto Arsizio, concentrate sui loro problemi, aggravati dal coronavirus, con tutti gli enti pubblici distratti da altre incombenze, con la Regione che sul versante culturale al momento non brilla per iniziative, con una classe politica che ha perso il gusto di osare, ha lo sguardo limitato e non ha più coraggio. Insomma, una classe politica senza una visione. Con cui mettere “in attesa” il Maga in funzione futura, cioè in vista di tempi migliori che, vivaddio, prima o poi arriveranno. Considerando che si tratta di un patrimonio materiale e immateriale di un territorio, non di una città.

Ma per tutto ciò serve anche uno scatto culturale che oggi non c’è, non si trova da nessuna parte, schiacciato dagli interessi di campanile, che spesso si traducono in interessi elettorali. Del resto, la cultura non sempre paga elettoralmente, i cittadini oggi chiedono altre priorità e altre certezze. Pleonastico elencarle. Possiamo soltanto rimetterci al volere di chi ci amministra, nostro malgrado consapevoli di una scelta che, per dar ragione a Guenzani, vanifica per sempre uno splendido sogno. Che peccato.

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