Gallarate scende in piazza: flashmob per dire no alla violenza sulle donne

GALLARATE – Un flashmob per dire no alla violenza sulle donne. Gallarate scenderà in piazza Libertà, sabato 27 novembre, per la campagna “L’amore non è violenza”, al fianco di Penta (Partecipazione Etica Natura Territorio Arti). L’obiettivo dell’iniziativa, che l’associazione porta avanti da qualche anno, «nasce dall’esigenza di sensibilizzare e informare sul problema», scrivono gli organizzatori in una nota. «Una presa di coscienza collettiva diretta e immediata soprattutto per le nuove generazioni, quelle alle quali dobbiamo insegnare ad essere previdenti». Una prevenzione fatta attraverso eventi e serate, oltre che con progetti scolastici mirati. L’appuntamento nella Città dei Due Galli è previsto per le 16.

La campagna di sensibilizzazione

Perché il titolo “L’amore non è violenza”? «Perché l’amore nasce come amore, in una relazione affettivamente serena». Da diversi anni l’associazione si occupa di fare campagna di sensibilizzazione e prevenzione contro la violenza sulle donne. Negli anni sono stati coinvolti Comuni e scuole superiori, e sono state organizzate mostre e convegni per parlare di violenza di genere, delle donne e dei loro diritti. Inoltre sono state necessarie delle convenzioni internazionali per sancire i diritti delle donne.

La discriminazione

La domanda è sempre la stessa: da dove parte la cultura discriminatoria verso il genere femminile? «Dagli stereotipi, dalla cultura patriarcale e maschilista ancora oggi molto marcata», prosegue la nota. «In tutto il mondo una donna su tre – nell’arco della vita – subisce violenza fisica o psicologica, sottomissione economica, dipendenza affettiva, isolamento». E ancora oggi è considerevole la quota di donne che non parla delle violenze subite. E lo fa per «timore di maggiori ritorsioni, a volte anche per inconsapevolezza». La donna, aggiungono gli organizzatori, «non è ancora tutelata né protetta a livello culturale e giuridico: coloro che denunciano non vengono messe adeguatamente sotto protezione, pur avendone diritto». Anzi, «la denuncia spesso conduce al ritiro della denuncia stessa: ci sarebbe bisogno di leggi più severe». Sì, perché i dati dicono che «il 51% dei reati denunciati da donne vittime di violenza sono sfociati in omicidi commessi da padri, partner, ex partner o figli».

Come inizia la violenza

La violenza inizia con piccoli gesti quotidiani, come «atteggiamenti svilenti e offese apparentemente innocue che diventano routine, una spirale soffocante e pericolosa». Da qui, il futuro abusante incomincia a dettar «regole rigide, pretese, iniziano le aggressioni, la gelosia morbosa. Poi il primo schiaffo, i pugni, gli insulti, l’isolamento sociale, il controllo ossessivo, la privazione economica. Punizioni e minacce, perversioni e coercizioni sessuali». In questo modo la vittima viene man mano «espropriata del proprio sé e della propria capacità di giudizio. Cerca di mediare, di evitare, nel tentativo disperato di assecondarlo per evitare peggioramenti, fino a che la donna non reagisce più e non agisce, ma subisce, intrappolata, fintanto da sentirsi spesso colpevole e causa primaria della violenza che subisce».

Come riconoscere una relazione pericolosa?

Sono stati stilati una sere di punti per rendersi conto del momento in cui si sta per sfociare nella violenza. Ecco i campanelli di allarme:

  • sin dall’inizio non tollerare alcun genere di maltrattamento;
  • riconoscere in anticipo i segnali senza sottovalutarli;
  • comprendere che gli insulti, le parolacce, gli schiaffi non sono gesti d’amore ma di disprezzo;
  • fare attenzione a frasi come «non ti amo ma sento per te una grande attrazione sessuale»;
  • fare attenzione alle imposizioni sul vestire, sul truccarsi, sulla cura di sé in genere;
  • comprendere che i regali e le coccole dopo lo schiaffo non sono segno di pentimento;
  • fare attenzione alle bugie, alle manipolazioni e soprattutto al linguaggio non verbale del partner;
  • non subire gelosia, ossessioni e manie di controllo;
  • non accettare mai gli appuntamenti chiarificatori, poiché potrebbe essere fatale;
  • fare attenzione se vi isola dalla famiglia, dagli amici, dal mondo “esterno”;
  • non permettergli di detenere in via esclusiva i soldi e la gestione economica;
  • fare attenzione se controlla il cellulare egli spostamenti;
  • insulti e obblighi sessuali sono segno di violenza;
  • le minacce tipo «lo dico a tutti» o «ti metto su Facebook» o «dico a tutti che sei una poco di buono, che ti sei fatta tanti» sono un campanello d’allarme

Gli altri appuntamenti

Sono previsti anche altri appuntamenti oltre a Gallarate. Domenica 21 novembre a Settimo Milanese. Sabato 27 novembre anche Oppido Lucano, Cantù, Mariano Comense e Lomazzo. E domenica 28 novembre a Seregno e Arosio.

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