Gettare rifiuti, poche sanzioni tanti insulti

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E’ l’estate dei rifiuti, quelli che la gente maleducata scarica nei boschi o lungo i cigli delle strade. Non passa giorno senza una segnalazione, un articolo sui giornali, una presa di posizione per mettere in luce una pratica diffusa quanto difficile da contrastare. Occorrerebbe il controllo capillare del territorio per limitare questa pessima abitudine. Ma il territorio non può essere militarizzato, né basterebbero squadre di vigilantes operative durante l’intero arco della giornata per arginare il fenomeno. Il problema va forse affrontato su un altro versante, non soltanto repressivo quanto educativo. Certo, è questione di educazione, di procedere attraverso una cifra culturale che si attiva innanzitutto in famiglia, poi sui banchi di scuola, poi attraverso campagne organizzate dai media sulla spinta delle istituzioni.
Il rispetto dell’ambiente e, quindi, del prossimo si impara e si acquisisce con gli esempi. I giocatori di calcio giapponesi e i loro tifosi che ai Mondiali di Russia ripuliscono spogliatoi e tribune al termine della partita sono il paradigma di una società evoluta sotto questo profilo, probabilmente un’eccezione in rapporto ad usi e costumi di tutt’altro segno. Purtroppo e senza generalizzare, anche i nostri usi e costumi.
Che però vada diffondendosi una nuova consapevolezza di fronte al problema è testimoniato dalle reazioni alle notizie di abbandoni illeciti, alla scoperta di discariche improvvisate e abusive, di sanzioni comminate ai deturpatori dell’ambiente, ai pochi che vengono individuati. Reazioni pesanti, cariche di rabbia e di sdegno, pronte a sconfinare in contumelie e in intemperanze finanche eccessive. Esse stesse maleducate e insostenibili, che però dicono di quanto gli sfregi alla natura, al paesaggio e all’ambiente siano diventati intollerabili al punto da scatenare risposte collettive e richieste di interventi repressivi. Sufficiente per un’inversione di tendenza? Probabilmente no: gli inquinatori sono radicati e refrattari a qualunque messaggio. Ma una foto resa pubblica, che ritrae uno di loro mentre getta il sacco dell’immondizia in un prato, ripropone l’esigenza di recuperare il senso di civiltà e di bene comune che dovrebbero caratterizzare ogni comunità. Anche e soprattutto nel rispetto dell’ambiente e, quindi, degli altri. Di sicuro non è risolutivo, ma è senz’altro un passo in avanti.

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