Gian Luca Rossi: “Il 5 maggio? Ansia inspiegabile. Forse la squadra si era convinta che ce l’avrebbero fatta perdere”

 

Il 5 maggio 2002 l’Inter di Hector Cuper, di Vieri e Ronaldo crollò a Roma contro la Lazio dando via libera alla Juve di Lippi che si aggiudicò lo scudetto. Sconfitta amarissima per i colori nerazzurri. Ne abbiamo parlato con Gian Luca Rossi, il popolare giornalista di fede interista.

Che ricordo ha di quella giornata?

Partii alla mattina presto da Linate per andare a Roma. C’era un’aria di festa già prima di arrivare all’Olimpico. C’era un’atmosfera strana allo stadio. L’Inter segna abbastanza velocemente e mi ricordo che c’erano gli ultras della Lazio che invitavano Peruzzi, a modo loro, a scansarsi. “Angelí te devi spostà”. Temevano che la Roma potesse vincere il campionato e tifavano tutti Inter.

Perché parla di atmosfera strana?

A un certo punto i tifosi della Lazio avevano iniziato a insultare Poborsky. Non ne conosco il motivo, forse perché in settimana aveva rilasciato dichiarazioni che non erano piaciute alla tifoseria. Non saprei. Fatto sta che il giocatore ceco fece la partita della vita. Era indemoniato.

Quando ha capito che vi era scappato lo scudetto?

Dopo il loro secondo pareggio. Dopo quel momento la squadra non reagiva più. Fu tutto inspiegabile.

A fine partita che ricordi ha?

Personalmente avevo poco tempo per pensare. Giornalisticamente si fece un lavoro importante. Dovevo pensare soprattutto a produrre e inviare le immagini. Ricordo l’enorme delusione di tutti i giocatori. Fu tutto abbastanza tragico il dopopartita. Non parlò quasi nessuno. Ronaldo ad esempio non aveva parlato. Chi lo fece usò soprattutto frasi di circostanza. Ricordo che ero lì a correre come un pazzo per raccogliere contributi video.

Che viaggio di rientro fu?

Mi ricordo la grandissima tristezza dei tifosi. Sull’aereo erano già partiti i processi. Lo sappiamo ormai come funziona. È colpa di quello, è colpa dell’altro. C’è chi se la prendeva con Ronaldo, chi con Cuper, chi con l’arbitro di Chievo-Inter, chi con l’Udinese che aveva fatto passeggiare la Juve. Chi con la squadra. Uno scoramento totale.

Lei era convinto di farcela?

Ero convinto che comunque c’è l’avremmo fatta. Anche dopo il 2-2 la Lazio la chance ce l’avrebbe concessa e invece è andata male.

Cosa è successo alla squadra?

Era stata tutta una settimana di ansia bestiale. Ci siamo fatti male da soli, continuando a ripeterci che il sistema ci avrebbe fatto perdere e forse i giocatori inconsciamente si sono convinti che il pericolo fosse concreto. Quando abbiamo saputo che la Juve stava vincendo facile è scattata forse un’ansia ulteriore.

È la sua più grave delusione sportiva?

La seconda direi. La più grande delusione è stata la finale di Coppa UEFA persa contro lo Schalke a San Siro ai rigori. Forse quella partita mi dà ancora più fastidio.

Lei però ripete spesso che il 5 maggio è anche rinascita nerazzurra…

Ha voluto dire fino al 2010, per sette anni, il giusto sfottò da parte dei rivali. Il 5 maggio del 2010, la prima finale a Roma, dando il via allo storico Triplete, ha purificato il 5 maggio del 2002. È stata una liberazione catartica.

Gian Luca Rossi-MALPENSA24