Giorgia e la coerenza sovrana

giorgia meloni kiev
Volodymyr Zelensky e Giorgia Meloni

di Massimo Lodi

A Kiev si consuma il passaggio internazionale di leadership. Meloni al posto di Berlusconi. Hic et nunc. Qui e ora. Lá per sempre (forse, speriamo). Se dubbio residuale e nascosto insisteva, l’ha spazzato via Zelensky. Imbarazzando, con la sua gelata su Arcore, la presidente del Consiglio italiano, però allo stesso tempo investendola a tutto tondo del ruolo di capo autorevole, determinato, perfino temerario.

giorgia meloni kiev
Massimo Lodi

Dalla conferenza stampa nel palazzo ucraino simbolo della dolorosa barricata a Putin, esce un premier tricolore più credibile e forte. Ha i suoi difetti, incrocia un sacco di retropensieri tra avversari e specialmente tra sodali, fatica a tenere insieme promesse e realismo. Però su questa guerra, su questo scenario, su quest’ideali non ha mai ceduto alla convenienza di partito, all’opportunismo d’alleanza, alle obliquità popolari diffuse nel Paese che governa. Glielo riconosce colui ch’è diventato l’eroe d’una nazione invasa. Non è poco. È tanto. Ne vien fuori cambiata l’immagine un po’ sgualcita dell’Italia in sospetto d’essere la consueta, ambigua, machiavellica Italietta. No. La photo opportunity dalle macerie gialloblù oggi è diversa, pur se al prezzo di probabili, imminenti, deteriori divisioni dentro l’alleanza di centrodestra a Roma. Dove due grand’uomini devono cedere il passo a una piccola donna. Che cresce, eccome cresce. 

Dalle steppe del Don ritorna l’immagine dell’inevitabile ritirata dei dubbiosi, dei trasversalisti, dei sostenitori d’una insostenibile parità tra chi invade e chi viene invaso; tra i pacifisti pronti a pagare un prezzo d’assoluzione ai guerrafondai e i coerenti con le alleanze occidentali/democratiche strette più di settant’anni fa; tra i fedeli all’idea di libertà e gl’infedeli a quella di coesione. Costi quel che costi, a iniziare dalle ambasce economiche, peraltro e ormai meno nocive per l’Europa che per la Russia. La Meloni della politica estera è migliore della Meloni della politica interna. Tiene insieme ragione e cuore, non si fa condizionare dal sodale profittatore di turno, coglie l’importanza di privilegiare l’istituzionalismo al vantaggio di parte. Insomma: dà una prova d’aspirante statista. Pienamente superata, anche all’occhio di chi non la riteneva capace d’un salto qualitativo così rapido. Guarda dove ti porta la sovrana sacralità del ruolo, quando la vesti con inaspettata disinvoltura. 

giorgia meloni kiev – MALPENSA24