I mostri della porta accanto

mostri porta accanto
Davide Paitoni, Alessandro Maja, Andrea Rossin

Cosa spinge un uomo, un padre di famiglia, a massacrare moglie e figli? La risposta è annidata nei recessi della mente umana, e forse non c’è nemmeno una risposta definitiva. Giuseppe Armocida, psichiatra che da decenni percorre i labirinti dell’intelletto, sostiene che non si può giustificare tutto con la follia, che non c’è traccia di malattia in queste persone, che la molla scatenante è la crudeltà, cioè la cattiveria insita in loro. Una spiegazione che spiazza, che impedisce di trovare vie d’uscita, cioè uno straccio di giustificazione a gesti inumani, di pura bestialità. Gesti che, noi profani della materia psichiatrica, definiamo comunque folli. Una semplificazione e una bugia per sentirci tranquilli, lo riconosciamo. Ma anche l’unica motivazione che ci sembra plausibile, la follia appunto, rispetto a episodi che scuotono le coscienze, ci fanno rimanere senza parole, attoniti di fronte a tanto male.

C’è ora da chiedere da quale recondita feritoia riesca a insinuarsi il male in provincia di Varese. Il massacro di Samarate è il terzo dall’inizio dell’anno. Prima Morazzone, a gennaio (un quarantenne, Davide Paitoni, uccide il figlioletto di sette anni e tenta di assassinare la moglie); quindi, in marzo, un’altra mattanza a Mesenzana (Andrea Rossin accoltella nel sonno i figli di 13 e 7 anni). Adesso Samarate, con il dramma della scorsa notte, tra il 3 e il 4 maggio: una donna, la moglie, e una ragazza sedicenne, la figlia, prese a martellate, aggredite e uccise mentre dormivano; l’altro figlio più grande a lottare tra la vita e la morte in ospedale. Ancora, nel 2004 un episodio analogo a Busto Arsizio: un uomo, per vendicarsi della moglie che lo aveva lasciato, toglie la vita a due dei loro tre figli.

Che cosa succede qui da noi? Perché proprio nella ricca, prosperosa, allettante provincia di Varese? Perché tutte queste tragedie famigliari? Qual è il senso di tanto dolore? Sono le domande che ci poniamo in simili casi. Per rilevare infine il comune denominatore: i dissidi tra i coniugi. E la rabbia di uomini che non riescono a sostenere la separazione. E si vendicano con queste terribili modalità. Inevitabile tornare dagli esperti, da chi ne capisce di comportamenti e dinamiche di coppia. Da chi potrebbe finalmente spiegarci di quali e quante debolezze e precipizi mentali si compone l’animo umano, fino al punto da far emergere e vincere l’orrore. Colpa della società e dei disvalori che compromettono la sua struttura e ci rende tutti più fragili?

C’è un altro aspetto che non va sottovalutato: non tutte sono tragedie maturate in contesti di disagio e sottocultura, la violenza esplode in famiglie all’apparenza normali, intendendo per normalità ciò che appare, che non offre spunti per pettegolezzi o, peggio, malignità. La professione riconosciuta, una certa agiatezza, la casa con la siepe attorno, la famiglia che, per gli altri, è serena e composta nelle sua quotidianità. Mentre cova il male, cresce, si espande, esplode. Sempre e solo per mano degli uomini. Non a caso il numero dei femminicidi nel nostro Paese è spaventoso, da allarme sociale. Bisognerebbe indagare a fondo per cercare di capire. Mai di assolvere, però. Del resto, questi mostri della porta accanto non cercano nemmeno assoluzioni. Si pentono, o fingono di pentirsi, ma non chiedono comprensione: non importa loro di essere compresi. Indifferenti al fatto di essere chiamati mostri.

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