Il Teatro delle Arti saluta Giuffrè: portò nove volte De Filippo a Gallarate

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GALLARATE – Cala il sipario su Carlo Giuffrè: l’attore, uno degli interpreti più autentici e amati del teatro di tradizione napoletano è morto ieri, un mese prima di compiere novant’anni. Un rapporto, quello con il palcoscenico, durato una vita, per il suo storico lavoro in coppia con il fratello Aldo con cui ha portato in giro per l’Italia l’arte di Eduardo De Filippo: lo ricorda anche il pubblico del Teatro delle Arti, di cui Giuffrè fu assiduo e affezionato frequentatore, salendo sul palco a Gallarate ben nove volte.

Una vita sul palco

Carlo Giuffrè nasce, vive e interpreta negli anni d’oro del teatro di tradizione napoletano e della commedia all’italiana. Cresce non solo accanto ad un fuoriclasse come il fratello Aldo (scomparso nel 2010), ma fa scuola nella compagnia del grande Eduardo a partire dal 1947: ne impara la raffinata arte della comicità e va oltre. Si muove tra la scena teatrale e quella del grande schermo, interpretando classici impressi nella memoria storica di ogni spettatore come “Natale in casa Cupiello” e “Napoli milionaria”, interpretando anche Pirandello e Goethe a teatro, lavorando con Benigni e Monicelli al cinema. Nel 1971 gli tocca anche la conduzione del Festival di Sanremo.
Centinaia di interpretazioni alle spalle per una vita tutta in scena: un’arte, la sua, che anche il cuore della cultura gallaratese ha avuto il privilegio di conoscere da vicino. Carlo Giuffrè ha incrociato ben nove volte, nella sua carriera, il Teatro delle Arti, negli oltre cinquant’anni di vita dello storico punto di incontro per tanti e tanti attori a Gallarate. La prima fu nel 1986, quando Carlo insieme al fratello Aldo portò in città “A che servono questi quattrini?” di Armando Curcio, un classico del teatro napoletano. L’ultima quasi dieci anni fa, nel 2009, con un altro capolavoro ereditato da De Filippo: “Il sindaco del rione Sanità”, definito da Giuffrè stesso uno dei suoi ruoli preferiti.
Un passaggio, il suo, che sicuramente è tra quelli che hanno contribuito a rendere di altissimo livello la proposta, negli anni, del Delle Arti, da cui si leva dunque oggi l’ultimo applauso per uno dei grandi della tradizione teatrale italiana.

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