Il dg dell’ospedale Eugenio Porfido: «Non c’è alcuna fuga di medici da Busto»

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BUSTO ARSIZIO – «Io non vedo tutta questa fuga di medici dagli ospedali di Busto e Gallarate – spiega il dg dell’Asst Valle Olona Eugenio Porfido – Certo i problemi, anche di personale, non mancano. Ma sono abituato a guardare i numeri. Nel 2019, se non ci saranno imprevisti, manterremo lo stesso numero di medici dell’anno scorso. Sui primariati stiamo intervenendo. Abbiamo assunto dove serviva e puntato su figure professionali di alto livello e anagraficamente giovani. Stiamo investendo a livello tecnologico e strutturale. Certo ci sono criticità. Quella dei medici specialisti è un collo di bottiglia che non tocca solo il nostro ospedale, ma tutta la nazione. E dove possono intervenire solo i ministri e i ministeri che ne hanno competenza. Non i singoli presidi e neppure le Regioni».

Obiettivo l’ospedale unico

Non arretra e non attacca. Non si nasconde dietro a un dito e non nasconde i problemi. Semplicemente risponde alle interrogazioni. Spiega. E se il concetto appena espresso necessità di un ulteriore approfondimento, riprende il filo del discorso e approfondisce. Il dg Eugenio Porfido questa sera, mercoledì 9 ottobre, è tornato a parlare in commissione Sanità, presieduta da Paolo Genoni, a Palazzo Gilardoni.

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Si è parlato di ospedale unico, di carenza di medici, della complessità della gestione di una doppia struttura, oggi divisa su due città e che un domani, non tanto lontano, verrà riunita in un unico centro ospedaliero. «Il più grande della provincia e che a livello regionale potrà essere paragonato a strutture delle stesse dimensioni come Niguarda, Riuniti di Brescia e San Gerardo», dice il dg.

Nessuna fuga

Il personale medico ridotto all’osso, le difficoltà a sostituire chi va via (ma anche ad assumere nuove forze) e la gestione di questa (lunghissima) fase di passaggio, dal doppio ospedale a quello unico. Che, anno più o anno meno, dovrebbe essere realizzato nell’arco di un decennio e che ridisegnerà la sanità del territorio del basso Varesotto. Eugenio Porfido coglie le domande dei consiglieri del Partito democratico, di Busto al Centro e dei Cinque stelle come un’opportunità per spiegare. Davanti a un pubblico più numeroso del solito e composto per lo più da esponenti del Comitato per il diritto alla salute del Varesotto, curiosi di ascoltare il punto della situazione sul mega progetto sanitario.

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«Non c’è in atto una fuga di personale medico – chiarisce subito Porfido – Abbiamo mantenuto lo stesso numero di medici, abbiamo lavorato sui primariati, assumendo e se non ci saranno imprevisti, nel 2019 incrementermo le assunzioni. Stiamo terminando la sistemazione del settimo piano dell’ospedale di Busto, dove riuniremo la Cardiologia e la Chirurgia vascolare. Misuriamoci sulle cose, sui numeri, sui fatti. Stiamo investendo dal punto di vista tecnologico, strutturale e sulla sicurezza sia per gli utenti, sia per gli operatori. E in più stiamo lavorando per fare un ospedale nuovo. Che non si accenderà pigiando un bottone».

Sulla assunzioni tornare al passato

Insomma tutto bene? Assolutamente no. E il dg lo dice senza troppi giri di parole: «Esistono problemi che non riguardato solo la nostra Asst, ma tutta l’Italia. E’ un dato di fatto su cui l’azienda, ma nemmeno la Regione, ha facoltà d’intervento. Solo i ministeri della Salute e dell’Università possono intervenire sulla programmazione delle specializzazioni. Non c’è carenza di medici. Ce ne sono abbastanza. Il collo di bottiglia è sull’avviamento alla professione per gli specializzati. Se posso dare un parere non vedo altre soluzione nei prossimi anni se non quella di assumere medici non in possesso di specializzazione. Insomma tornare al passato».

Il progetto Oncologia

Con il supporto del direttore sanitario Paola Giuliani, Porfido ha anche illustrato la questione legata alla chiusura dell’Oncologia a Busto. Che perde (anzi ha già perso) tutti i posti destinati alla degenza (ora tutti a Gallarate), ma acquista posti tecnici, ovvero quelli destinati alle terapie e alle prestazioni ambulatoriali «che oggi – spiega Profido – corrispondono a più del 90% della procedure in ambito oncologico». Insomma i vertici dell’ospedale hanno ribadito che non di chiusura si tratta, bensì di riorganizzazione migliorativa dell’Oncologia, che non ha comportato perdita di letti, ma recupero di spazi (soprattutto per le prestazioni oncologiche ambulatoriali) a tutto vantaggio del comfort e dell’assistenza al pazienza. Con in più nuovi servizi, «poiché oltre che alle cure, abbiamo introdotto servizi per definire e monitorare la dieta alimentare e curare l’aspetto emotivo e psicologico dei pazienti, al fine di arrivare ad avere un rapporto olistico e sempre più multidisciplinare».

L’ospedale unico

Procede. Porfido dopo aver illustrato a grandi linee il percorso propedeutico ad arrivare alla progettazione, ha chiarito che «con Regione e insieme ai Comuni di Busto e Gallarate gli incontri procedono e si stanno affrontando tutte le questioni tecniche su viabilità e impatto sul territorio ed esigenze sanitarie». Al momento si sta ragionando sul documento preparato dall’Asst, che ha tracciato le linee guida di quello che dovrebbe essere il nuovo polo ospedaliero. «La cosa che però tutti dobbiamo capire – ha continuato il dg – è che non è che basta fare una nuova struttura per avere un nuovo ospedale. Questo è un progetto che va accompagnato, anzi che è già partito nella gestione di metodi, procedure, protocolli e reparti su entrambi i nosocomi oggi presenti. Sulla cui organizzazione e riorganizzazione stiamo intervenendo pensando proprio a quando ci sarà il nuovo ospedale». Un progetto da 400 milioni euro.

Il presidio del Salute pubblica

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Gli esponenti del Comitato per la salute pubblica, che questa sera hanno organizzato un presidio fuori dal Municipio, contro l’ospedale unico, erano in numero sufficiente da indurre il sindaco Emanuele Antonelli a spostare la commissione in sala consiglio. A spiegare la loro presenza è stata la portavoce Cinzia Colombo: «Abbiamo pensato di essere presenti per avere informazioni dirette sulla chiusura dell’Oncologia e sul progetto dell’ospedale unico. Ma anche dare voce ai tanti cittadini che vogliono mantenere in vita i due presidi ed evitare il taglio di circa 200».

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