Il Festival fotografico europeo arriva a Castellanza: prima mostra con pubblico

CASTELLANZA – E’ la prima mostra inaugurata con il pubblico e in quanto tale occasione privilegiata per rappresentare la vera ripartenza di arte e cultura. «E speriamo di non doverci più fermare», ha detto il sindaco di Castellanza, Mirella Cerini, aprendo le porte, questa volta per davvero, alla nona edizione del Festival Fotografico Europeo dell’Afi in Villa Pomini.

Non fermiamoci più

La 9° edizione del Festival Fotografico Europeo si svolge in 5 diversi Comuni: Castellanza, Busto Arsizio, Olgiate Olona, Legnano e Castiglione Olona, ma solo a Villa Pomini si è riusciti a organizzare un’inaugurazione con pubblico.  «Finalmente torniamo a fruire di persona di questi luoghi così importanti – ha commentato Cerini – e questa mostra è il coronamento di lunghi percorsi di collaborazione, perciò siamo davvero contenti di poter far ripartire la cultura e che questa volta non si fermi più».

Oltre i social

All’inaugurazione erano presenti anche l’assessore alla Cultura, Gianni Bettoni, nonché il curatore, Claudio Argentiero e gli autori delle singole mostre: Giorgio Galimberti ed Erminio Annuzzi. «Stili e tematiche completamente diverse, ma un unico filo conduttore: l’utilizzo di tecniche tradizionali per fare della fotografia contemporanea che metta al centro proprio i giovani. Anche perché viviamo in un mondo in cui le uniche immagini che vediamo sono quelle dei social, quindi questa mostra potrà dare degli spunti artistici e non». Così Annuzzi, fotografo e insegnante dell’Istituto Italiano di fotografia, ha descritto le opere realizzate dai suoi abili studenti, tutti presenti per vedere per la prima volta le loro opere esposte.

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L’emozione del pubblico

E soprattutto per vedere il pubblico ammirarle. «E’ una vera emozione tornare fisicamente alle esposizioni e per noi fotografi significa molto mostra il nostro lavoro ad appassionati e non», ha spiegato Galimberti, fotografo milanese che ha fatto proprio della sua città la protagonista degli scatti. «La mia opera si chiama appunto “Milano che sale” perché rappresenta un mondo in continua evoluzione, che io ho però voluto catturare in una dimensione atemporale, con geometrie e contrasti estremizzati soprattutto grazie al bianco e nero».

Giovani e ambiente

Tecnica privilegiata anche dai giovanissimi del Collettivo Landscape Hunters che hanno rappresentato nella loro “Metropolis” ancora una volta Milano dalla costruzione del grattacielo Pirelli fino ad oggi: un mondo di contraddizioni, progresso e innovazione. «La domanda provocatoria che ci siamo fatti e che facciamo ai fruitori è però fino a che punto possiamo sfruttare il paesaggio che ci sta intorno. Non è forse la vera sfida proteggerlo?», dice Annuzzi che li ha coordinati.

Il professore ha anche aiutato gli studenti dell’Istituto Italiano di fotografia nella mostra “Paesaggi di silenzi”, una rappresentazione profonda, struggente e molto personale dell’animo dei fotografi stessi, che hanno raccontato la loro gioventù ricca di incertezze, solitudine e sogni tramite fotografie in contrasto cromatico tra loro.

Donne che si raccontano

Altrettanto potenti sono state le esposizioni delle due fotografe donne. In primis Giorgia Turri che nella sua “90 30 60” traccia un parallelo generazionale tra la nonna, la mamma morta di cancro dopo una lunga lotta e lei stessa, piena di rabbia e dolore per una vita che sembra ingiusta. A fianco si possono invece ammirare gli scatti di Teresa Carreño che dal Sud America racconta la sua Italia ne “Sentieri, autoritratto introspettivo”.

Il pubblico che torna

Ecco quindi che oggi, sabato 29 maggio, alle 17 si è aperta ufficialmente la mostra con le prime visite contingentate dei numerosi ospiti che hanno voluto prendere parte al primo evento con pubblico della città. «Questa ripartenza significa molto per il mondo dell’arte e ciò che più ci rallegra è che il focus è davvero sui giovani. Così come l’arte è sempre in evoluzione, così anche noi dobbiamo dare spazio alle nuove generazioni», ha concluso l’assessore Bettoni.

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