Il libro di Spartà e il tributo del Senato a Giuseppe Zamberletti: «Grande italiano»

ROMA Fabrizio Curcio, capo dipartimento Protezione civile, ha definito Giuseppe Zamberletti «il Google Maps della Protezione civile, perché in ogni situazione era il vero punto di riferimento». Alessandro Alfieri, senatore del Partito Democratico ha ricordato «gli incontri tra mio padre e Zamberletti. Ed è lì che ho iniziato a respirare la politica». Mentre il ministro della Lega Giancarlo Giorgetti ha rivelato alcuni aneddoti legati «non a Varese, ma al mio paese: Cazzago Brabbia. Dove Zamberletti è stato consigliere comunale». Gianni Spartà invece, autore di “La luna sulle ali – La Protezione civile, il ritratto di un’epoca”, ha parlato di un Zamberletti ancor più intimo: «Amava suonare il pianoforte e cantare le canzoni della tradizione napoletana».

roma zamberletti
Da sinistra: Alfieri, Giorgetti, Casellati, Galimberti, Spartà, Tomassini, Curcio

Un grande varesino, un grande italiano

Situazioni, immagini, ricordi, aneddoti di una persona straordinaria, che non ha mai perso il contatto con la sua Varese e che nella sua vita si è dimostrato un «uomo dello Stato». Ricordi e parole che hanno contribuito a tratteggiare il grande spessore e il valore di Giuseppe Zamberletti. «Un grande varesino. Ma soprattutto un grande italiano». Così l’ha definito il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati in apertura della presentazione del libro scritto da Spartà e avvenuta oggi (giovedì 20 maggio) nella sala Caduti di Nassirya a Palazzo Madama. Iniziativa promossa da Alessandro Alfieri, al quale hanno partecipato anche i senatori varesini Stefano Candiani e Gianluigi Paragone, l’ex senatore di Forza Italia Antonio Tomassini e il sindaco di Varese Davide Galimberti.

L’omaggio del presidente del Senato

Una presentazione in cui si è parlato del libro, ma soprattutto dell’uomo Zamberletti. Grande politico (sette legislature), ideatore e fondatore della Protezione civile che, proprio nel processo di creazione della “sua creatura”, ha dimostrato sopraffine capacità tipiche da tecnico. Una riflessione, che si può riassumere con le parole di monsignor Delpini rivolte proprio a Zamberletti e citate da Gianni Spartà, «per ricordare l’uomo che ha curato le ferite dell’umanità».

Ad aprire la presentazione è stato il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, che ha reso grande onore al padre della Protezione civile: «Ha dato un prezioso contributo alla storia del nostro Paese. La grande personalità di Zamberletti emerge dall’impegno che ha dato vita alla Protezione civile. La sua fu una brillante intuizione, fondata su tre parole chiave: prevenzione, conoscenza e organizzazione. Intuì quanto sarebbe stato importante prevenire e conoscere i fenomeni naturali e le loro a volte pericolose conseguenze. Una visione moderna e di portata rivoluzionaria che ha fatto scuola in Italia, ma anche in altri Paesi del mondo».

Dalla casa di Alfieri al consiglio di Cazzago

Alessandro Alfieri, promotore dell’iniziativa, ha condiviso il ricordo di «quando ero ancora bambino e veniva a casa nostra per parlare con mio padre. E’ lì che ho iniziato a respirare la politica, ascoltando le sue parole. Questo varesino è stato molto di più che il padre della Protezione civile. Tra i principali collaboratori di Francesco Cossiga negli anni più delicati della nostra storia repubblicana, doroteo all’interno della Democrazia Cristiana, ma persona capace di tenere legami forti con tutti gli amici di partito».

Giancarlo Giorgetti, ministro al Mise: «Io lo ricordo non da varesino, ma da abitante di Cazzago Brabbia. Lui è stato consigliere comunale proprio a Cazzago e mi raccontò che in un convegno dall’altra parte del mondo lo presentarono come “Major di Cazzago Brabbia” e di questo rideva, poiché lui non era il primo cittadino. Mi raccontò anche di quella volta in cui lui votò il sindaco uscente che prese forse solo un voto, quello di Zamberletti. E di questo il candidato, seppur sconfitto, andava orgoglioso». Il ministro dopo gli aneddoti ha chiuso il suo intervento con una riflessione: «L’elenco di ciò che Zamberletti ha fatto per l’Italia sarebbe davvero lungo. E il nostro Paese avrebbe ancora bisogno di un uomo come lui. Per questo mi auguro che il suo ricordo dia a tutti noi la certezza che l’Italia può ancora contare su uomini concreti come lui».

Politico e tecnico

Il sindaco di Varese Davide Galimberti ha posto l’accento sul fatto che «Giuseppe Zamberletti è cresciuto nel consiglio comunale di Varese, si è occupato delle piccole questioni amministrative e ora lo ricordiamo come un grande tecnico, come il fondatore del più avanzato sistema di Protezione civile. Un politico che è diventato tecnico, un percorso inverso rispetto a quanto assistiamo oggi. E su questo bisogna riflettere. Zamberletti ha saputo acquisire le competenze del tecnico e al contempo far emergere la politica: un uomo dello Stato che deve essere un esempio per chi è impegnato nelle istituzioni e per chi rappresenta il mondo del volontariato».

Il Google Maps dell’emergenza

Fabrizio Curcio, capo dipartimento della Protezione civile: «Un uomo che amava alternare i suoi ricordi personali alle esperienze di vita, che per noi sono esperienze professionali, senza mai dimenticare di essere un politico. Zamberletti raccontava e conosceva il nostro Paese, che è il segreto della Protezione civile. Ho assistito all’amore dimostrato dai sindaci del Friuli, che l’hanno abbracciato quando è tornato in quelle terre per l’anniversario del terremoto. Era il Google Maps della Protezione civile, poiché in ogni situazione riusciva a essere o a dare un punto di riferimento».

Zambo, Zorro o Peppino

A chiudere gli interventi è stato l’ex senatore Antonio Tomassini: «Zamberletti era di casa, perché mio papà era il responsabile dei vigili del fuoco di Varese. A Varese ci trovavamo in via Bagaini e ci raccontava di quanto succedeva a Roma. Ed è lì che iniziai la mia carriera politica. E con lui, Zambo, Zorro o Peppino, come eravamo abituati a chiamarlo, abbiamo creato tanto del tessuto politico italiano. E oggi, da varesini, ci portiamo dentro l’orgoglio di aver ricordato questo grande uomo».