Il mistero e la creatività di Maurizio Cattelan in mostra a Milano

milano mostra cattelan

MILANO – Con “Breath Ghosts Blind” Maurizio Cattelan, tra gli artisti contemporanei più noti al mondo, svela con le sue opere ancora una volta le fratture del nostro quotidiano, mettendo in scena la realtà anche nei suoi aspetti più drammatici. La mostra è stata aperta da pochi giorni al Pirelli HangarBicocca di Milano dove rimarrà fino al 20 febbraio 2022. Il progetto espositivo, che segna il ritorno dell’artista nel capoluogo lombardo dopo oltre dieci anni, si sviluppa come una drammaturgia in tre atti. Scandita dalle opere Breath, Ghosts e Blind, che danno il titolo alla rassegna, la narrazione si svolge tra riferimenti emblematici dell’immaginario collettivo: rappresentazioni potenti che suscitano profonde riflessioni sugli aspetti più disorientanti della contemporaneità e su questioni esistenziali, dal senso della vita all’ineluttabilità della morte. Il tutto è concepito come una narrazione in capitoli che si sviluppa negli ampi spazi della struttura, rappresentando simbolicamente appunto il ciclo della vita dalla creazione alla morte. Il titolo della mostra riunisce le tre opere esposte, dalla nuova scultura Breath (2021) alla riconfigurazione dello storico intervento con i piccioni per la Biennale di Venezia del 1997, ora presentato con il titolo Ghosts (2021), fino alla monumentale installazione prodotta per l’occasione Blind (2021).

Svolgendosi all’interno di un ambiente solenne e imponente, “Breath Ghosts Blind” crea un’esperienza immersiva attraverso gli aspetti più emozionali e significativi dell’esistenza umana, restituita tramite sentimenti opposti come il dolore e l’amore. Il percorso espositivo – è stato spiegato all’inaugurazione – ha inizio nella Piazza, con l’opera Breath. Realizzata in marmo bianco di Carrara, la scultura rappresenta la figura di un uomo in posizione fetale e un cane, entrambi distesi a terra l’uno di fronte all’altro. La composizione evidenzia una scena intima, in cui la scala reale dei protagonisti, pur dialogando con i monumentali spazi della Piazza, conserva un senso di raccoglimento e fragilità. L’utilizzo del marmo, materiale per eccellenza della scultura antica, conferisce alla scena un’aura di sacralità e la colloca in uno spazio senza tempo.

La figura umana – che può richiamare i soggetti di emarginati già ritratti da Maurizio Cattelan in lavori precedenti come Andreas e Mattia (1996) o Untitled (Gérard) (1999) -, per la prima volta è qui accostata a quella di un animale. Anche questo soggetto è un elemento ricorrente in Cattelan ed è spesso riconducibile all’idea di morte e ineluttabilità, come nel caso dell’asino, del cane, del gatto e del gallo tassidermizzati di Love Saves Life (1995) o del pulcino con due labrador di Untitled (2007) (La tassidermia è una tecnica per la conservazione di animali morti, destinati ai musei di storia naturale; consiste nel trattamento della pelle con sostanze conservative, e nella successiva imbottitura e armatura della stessa in modo da conferire agli animali l’aspetto e la postura di quelli vivi). In Breath le due figure si trovano a condividere una funzione vitale, quel “respiro” richiamato dal titolo stesso dell’opera che segna anche il momento generativo di ogni ciclo esistenziale.

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La vastità delle Navate accoglie invece l’opera Ghosts, nuova versione di un intervento storico dell’artista. Presentata in occasione della 47/ma e della 54/ma Biennale di Venezia, rispettivamente con il titolo Tourists (1997) e Others (2011), il lavoro include innumerevoli piccioni in tassidermia, che a dozzine si mimetizzano nell’architettura dell’ex edificio industriale. La loro presenza, che popola travi e anfratti del carroponte, si svela al visitatore solamente nel momento dell’incedere nello spazio, generando un senso di straniamento e inquietudine.

Il terzo e ultimo atto della mostra prende vita nel Cubo e si rivela gradualmente al visitatore, che vi giunge attraverso le Navate. Realizzata in resina nera e composta da un monolite e dalla sagoma di un aereo che lo interseca, l’opera Blind si configura come un memoriale dall’iconografia destabilizzante. Il lavoro si inserisce all’interno di una riflessione pluriennale dell’artista sulla storia – avviata con opere come Untitled (1994) e Now (2004), riferite rispettivamente al rapimento e all’esecuzione del politico Aldo Moro e all’assassinio di John F. Kennedy a Dallas -, e sull’esplorazione del tema della morte, altra costante nella sua pratica artistica, come testimoniano opere come All (2007), una scultura in marmo che rappresenta nove cadaveri anonimi velati da un lenzuolo. Con Blind Cattelan si appropria di un’immagine divenuta parte integrante del repertorio iconografico collettivo, l’attentato dell’11 settembre 2001 al World Trade Center di New York, e la trasforma in un simbolo della perdita e del dolore condivisi. Inscrivendosi nella tradizione di altri monumenti dedicati a eventi storici tragici, quali il Denkmal tùr die ermordeten Juden Europas (2005) di Peter Eisenman a Berlino, Blind coniuga figurazione e astrazione creando un differente concetto di memoriale. Partendo da un evento drammatico, Maurizio Cattelan riflette sulla violenza della storia più recente e vicina a lui, trasformando un momento tragico in terreno di incontro.

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Maurizio Cattelan (Padova, 1960) nel corso della sua trentennale carriera artistica ha messo in scena azioni considerate spesso provocatorie e irriverenti, realizzando opere in grado di evidenziare i paradossi della società contemporanea. Insomma una mostra che può fare davvero riflettere. “L’arte affronta gli stessi temi dall’inizio della storia dell’uomo: creazione, vita, morte. I temi si intrecciano con l’ambizione di ogni artista di divenire immortale attraverso il proprio lavoro. Ogni artista deve confrontarsi con entrambi i lati della medaglia: un senso di onnipotenza e di fallimento. È un saliscendi di altitudini inebrianti e discese impervie. Per quanto possa essere doloroso, la seconda parte è anche la più importante. Come tutte quelle che l’hanno preceduta, questa mostra è un concentrato di tutti questi elementi”, ha spiegato l’artista.

Angela Bruno

milano cattelan mostra – MALPENSA24