MILANO – “Dobbiamo chiedere al ministro ungherese cosa intende per “martire“: se intende una persona torturata per 35 giorni certo Ilaria è una martire“. Così Roberto Salis, padre della 39 enne Ilaria, a processo in Ungheria per il presunto pestaggio a un neonazista, ha aperto la fiaccolata organizzata dal “Comitato Ilaria Salis” di questa sera, 28 febbraio, a Milano. Lo ha fatto rispondendo alle dichiarazioni del ministro degli esteri ungherese Péter Szijjartó, che oggi ha incontrato il vicepremier italiano Antonio Tajani, per poi pubblicare su “X” un commento piccato.
Il commento del ministro ungherese
“È sorprendente che l’Italia cerchi di interferire in un caso giudiziario ungherese – ha scritto – questa signora, presentata come una martire in Italia, è venuta in Ungheria con un piano chiaro per attaccare persone innocenti per le strade come parte di un’organizzazione di sinistra radicale“. Poi ha aggiunto: “spero sinceramente che questa signora riceva la meritata punizione in Ungheria”.
La risposta di Tajani
Non è tardata la risposta di Tajani, che tramite una nota ha detto di aver preso da tempo, con il Governo “l’iniziativa di affrontare il tema delle condizioni di detenzione della signora Salis, come viene fatto in molti casi per cittadini italiani detenuti all’estero, senza nessuna volontà di interferenza” ma con “la chiara intenzione di far pressione per verificare che le condizioni di detenzione rispettino le normative europee che richiamano alla tutela dei diritti umani“.
Una soluzione per domiciliari in Ungheria
Roberto Salis, durante la fiaccolata partita dall’Università di Milano e terminata in piazza Missori, ha detto che “l’ambasciatore mi aveva assicurato che l’incontro era stato positivo, pensa se mi avesse detto che era andato male…”. Poi ha spiegato di aver “trovato la soluzione per i domiciliari in Ungheria, Ilaria è una persona forte, vi ringrazia tutti”. Infine ha concluso “spero in una risposta del Governo italiano”.
