Il ristoratore di Busto: «Noi abbandonati. Avanti così, non riapro.E dovrò licenziare»

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BUSTO ARSIZIO – «Il nostro settore è alla canna del gas. Se si continua così, a marzo dovrò licenziare i miei ragazzi. E non riaprirò il mio locale». Parola di Raffaele Generale, titolare del ristorante pizzeria “Il Ciclope” di corso Italia a Busto Arsizio, esasperato dalle restrizioni che lo costringono a tenere chiusi i battenti. «I ristori non bastano – ammette il ristoratore – le attività dovrebbero poter aprire, organizzandosi con regole precise per convivere con questa realtà che non finirà tra un mese. Altrimenti dovremmo unirci per scioperare». Anche lui chiede solo di «poter lavorare, in sicurezza e responsabilmente».

Rischio chiusura?

Invece la zona arancione non risparmia il settore della ristorazione. «A marzo, se va avanti così, non riapro» confessa con grande amarezza l’imprenditore di Busto. «E vedrete che saranno in tanti a chiudere, soprattutto quelli che hanno aperto da poco – racconta Raffaele Generale – io ho già lasciato a casa una decina di persone tra maggio e fine dicembre. Ho ancora sette dipendenti che purtroppo, se le cose vanno avanti così, dovrò licenziare, se non verrà rinnovata la cassa integrazione. È un anno che ci sto rimettendo, e per tappare buchi devo toccare tutto quello che ho messo da parte in 40 anni. Ma senza certezze come si fa a programmare una riapertura? Siamo abbandonati da tutti e nella confusione più totale». Eppure gli imprenditori la loro parte l’hanno fatta: «Ho tirato via 50 posti a sedere e ho investito per dotarmi di tavoli da un metro, per garantire il distanziamento – rivela Generale – noi ristoratori ci siamo adeguati alle regole che ci chiedevano, poi però ci vorrebbero controlli per chi non rispetta le regole. Invece ci fanno rimanere chiusi a oltranza».

L’esasperazione

Raffaele Generale è un nome storico della ristorazione in città: originario di Tramonti come tanti altri pizzaioli della zona (uno su tutti, Gino Savino del “Capri”), lavora a Busto dal 1979, prima con il ristorante “Regina” in pieno centro (via Fratelli d’Italia), poi dal 2000 in corso Italia con “Il Ciclope”. Con il lockdown lavora solo nel “weekend lungo” (dal giovedì alla domenica) in orario serale con l’asporto delle pizze, perché «richiamare i dipendenti per lavorare a pranzo non ha senso». E adesso è giunto al limite della sopportazione: «Non si vede una via d’uscita e non si sa quando tutto questo finirà».

L’appello: «Scioperiamo»

Raffaele Generale è un fiume in piena. I ristori? «Servono a pagare solo qualche mese di affitto, mentre dovrebbero venire incontro alle spese vive e alle bollette». I contagi? «Se aumentano con i ristoranti chiusi, vuol dire che il nostro settore non ha colpe». Il governo? «Mi sembrano solo degli incapaci presuntuosi che non hanno mai lavorato. Sanno che stanno sbagliando ma vanno avanti così. E dovrebbero aiutare concretamente le aziende con i soldi del Recovery Fund». Ai colleghi commercianti rivolge un appello: «Odio gli scioperi, ma ad un certo punto bisognerà fare qualcosa e scendere in piazza. Manifestazioni pacifiche, sia chiaro, ma è ora di farsi sentire sul serio».

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