Il Tafazzi e il governo “sudicio”

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Gian Franco Bottini e gli Umarells

di Gian Franco Bottini

Nella sera di martedì 10 settembre il nuovo Governo ha ricevuto la definitiva benedizione dal Parlamento e, puntuale come il mal di pancia, la mattina del mercoledì, di buon’ora, il mio amico Umarell mi telefonava e senza nemmeno annunciarsi mi dichiarava che “te gh’avevi resun tì”. Di fronte alla mia perplessità mi ricordava che, in momenti non sospetti e con il Salvini all’apice del successo, su queste pagine avevo previsto quanto poi negli ultimi giorni si era concretizzato (Mpx24-30/3/2019-“L’azzeccagarbugli e la tela del ragno”).

Sarebbe ipocrita nascondere la soddisfazione di avere la prova provata di poter contare su almeno un affezionato lettore . Effettivamente in quella sede si diceva che i grandi risultati della Lega dovevano necessariamente mettere il Capitano nella preoccupazione di consolidare il suo successo, non preoccupandosi però “del PD costantemente intento a rigenerarsi, né di Di Maio con un esercito demotivato o addirittura in fuga, né di Forza Italia che è oramai un partito di “sciurète” . E continuavamo così: “Il suo vero avversario sarà l’avvocato Conte che sa apprendere velocemente i trucchi del “mestiere” , apparentemente intelligente tanto quanto serve a non ripetere gli errori di onnipotenza fatti da altri, intraprendente e oramai conscio di poter mettersi in proprio, “moderato” al punto giusto per poter risucchiare consenso da più parti, soprattutto se saprà prendere le giuste distanze dai Pentastellati. Qualcuno afferma che il nostro sarebbe stato un perfetto allievo degli Andreotti, dei De Mita, dei Fanfani; e pare che a questa affermazione anche il Quirinale sorrida furbescamente.”

Tutto si poteva pensare ma non che tale divinazione si realizzasse così presto, con un governo legittimamente costituito (come del resto il precedente) ma che, come il precedente, crea tutte le preoccupazioni e le perplessità nascenti dalla discordante caratterialità dei contraenti.

Certo è anche che , in quel momento, pressoché impossibile era ipotizzare l’agostana performance del balnear-Capitano , degna del più bel Tafazzi di lontana memoria. Non è il caso di discutere sull’opportunità dell’ affossamento del governo gialloverde, che era evidentemente già da tempo nei pressi del capolinea; non si può però evitare un’ aspra critica sui tempi e metodi adottati nell’operazione, che hanno riportato la stessa, con un effetto boomerang,” sui denti” di chi l’ha concepita .

Mi rifiuto di pensare ad imperizia ed ancor più ad una incosciente volontà di mettere il Paese nel caos finanziario per creare lo scontro con l’Europa; è doveroso però fare una serie di ipotesi, ben sapendo però che nessuna di loro troverà una conferma da parte di chi lo potrebbe fare. Arroganza e avidità nel voler rapidamente tramutare il consenso in potere? Dabbenaggine nel credere che altri( PD in primis) avrebbero appoggiato il ricorso anticipato alle urne? Furbizia nel voler creare tempi stretti per costringere il Quirinale ad assecondare le richieste? Pavidità e fuga dalle responsabilità nel momento che, dopo aver “fatto la spesa” ,ora si voleva lasciare i conti da pagare ad altri?

Il Capitano avrà forse spiegato ai suoi la ratio delle sue decisioni; al popolo italiano, che poco ha capito e che per questo motivo in molte circostanze rischia di comportarsi con lo stile delle curve da stadio, alla fine è rimasto un nuovo governo che probabilmente, ma legittimamente, non rappresenta i desiderata della sua maggioranza .

Il Sempreverde ( chi ci legge con una certa continuità lo conosce come un Umarell di fede leghista), è tra quelli che di questa crisi governativa ci ha capito ben poco, ma non ha però mancato di fare una sua astiosa osservazione: “A mi me diseven che il nostro era un governo “nordico”(con riferimento ai tanti ministri del nord), quest chì alura l’è un governo “sudicio”!” e la sguaiata risata era stata inevitabile.

Tralasciamo il giudizio sulla qualità della battuta ma prendiamo in considerazione la verità del suo contenuto, con la speranza che Conte, nel suo “libro dei sogni”,  abbia inserito un capitolo nel quale spiegare ai suoi sodali che il sud lo si può aiutare solo aiutando il nord a produrre e a crescere; reddito di cittadinanza e similari, se mal applicati, servono solo a fomentare il diritto all’assistenzialismo.

Consentendoci una licenza ci permettiamo di suggerire “all’avvocato degli italiani” di affrontare, con priorità assoluta, le questioni dell’ Autonomia delle regioni del nord; questioni supportate da referendum popolari con risultati bulgari, anche grazie all’appoggio dei suoi attuali compagni di viaggio. Servirebbe a “ tagliare le unghie” a molte graffianti perplessità sul suo governo; perplessità delle quali non si può ignorare la consistenza!

bottini tafazzi governo conte – MALPENSA24