Un luogo di vita nuova: la testimonianza della scuola “Luigi Giussani” di Kampala

VARESE – «La proposta che mi raggiunge continuamente, attraverso i volti dei miei colleghi insegnanti e dei miei studenti, è per me una provocazione, ogni mattina, ad alzarmi e andare a cercarli. Questo genera un appartenenza, che mi fa sentire non solo». Quella di Freddy è una delle tante testimonianze offerte sulla scuola primaria e secondaria “Luigi Giussani” di Kampala durante l’incontro online organizzato ieri, martedì 25 maggio, dall’associazione “Alcide De Gasperi” e dall’Istituto Tirinnanzi, di Legnano, con il Centro culturale Massimiliano Kolbe di Varese e la community Lettera alla Città. L’appuntamento, condotto da Manolita Salandini e Matteo Severgnini, ha messo il luce sfide e successi delle attività educative in Uganda che, oltre a una realtà difficile, hanno dovuto affrontare l’emergenza creata dalla pandemia.

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Un valore infinito

«Questo luogo è nato grazie al desiderio di duemila donne in fuga dalla guerra civile, infettate dall’Hiv e costrette dai ribelli alle cose più gravi che potessero fare», ha spiegato Severgnini. «Furono accolte qui da Rose, un’infermiera. Si accorse che avevano perso il gusto del vivere e non prendevano più medicinali: “Voi siete un valore infinito e nessuno può rimuoverlo”, disse loro. “Il male che avete commesso e subito non può ridurlo, e neanche la malattia. E siete responsabili di questo valore”. Hanno creduto al suo sguardo, che è diventato un luogo di vita nuova, cominciando a curarsi». Con il loro lavoro, insieme alla fondazione Avsi, hanno creato una scuola dove i figli potessero nello stesso modo essere capiti, amati e seguiti. Due sono state le condizioni richieste: che fosse bella e che portasse il nome del sacerdote di cui parlava Rose: Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione.

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L’arrivo del Covid

«Il Covid è arrivato in Uganda a marzo 2020 e all’improvviso ci siamo ritrovati con tutte le scuole chiuse», ha raccontato Betty, insegnante di lingua e letteratura inglese. «Abbiamo cercato di raggiungere gli studenti, dando loro attività da fare ma, una volta a casa, mi sono accorta che la definizione che avevo di me non era più adeguata a quel periodo: “Ma allora chi sono?”. In quel guscio mi sono accorta che la risposta andava oltre la professione, era un’esigenza di legami. Mi ha fatto apprezzare di più non solo il rapporto con i ragazzi, ma anche le relazioni a casa».
«A differenza di altri che, una volta fatto il loro lavoro, sparivano, gli insegnanti della “Luigi Giussani” non solo ci hanno istruiti sui contenuti delle varie discipline, ma anche come affrontare la vita fuori da scuola», ha commentato Jonathan, studente della secondaria. ««Mi invogliano a conoscere sempre di più ciò che possono insegnarmi della mia vita: per questo non voglio perdere neanche un giorno».

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Scoprire chi sei

«La più grande conquista è stata di non vergognarmi degli errori che posso fare», ha spiegato Priscilla, un’altra docente. «Oggi uno studente ha rotto un oggetto. Il portinaio aveva preso uno dei ragazzi e lo stava accusando quando si è fatto avanti uno dei miei studenti, che aveva combinato il guaio, chiedendo di non incolpare l’altro perché era stato lui stesso e sarebbe andato a dirlo. Ho avuto un sobbalzo di gioia. Per me è questa l’educazione: ti fa scoprire chi sei».
Come ha spiegato Salandini, l’associazione Avsi abbraccia il metodo educativo della “Luigi Giussani” con il progetto “Sostegno a distanza” che accompagna un bambino nel suo percorso di crescita a scuola, permettendogli di vivere in un luogo di appartenenza: «Aiutarlo costa 312 euro all’anno, meno di un caffè al giorno. La storia delle donne di Kampala per cui è nato l’istituto sarà al centro della mostra “I am a value” che verrà esposta al prossimo Meeting di Rimini».

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Ripartire dai legami e dalle relazioni

La scuola come luogo di vita per adulti e ragazzi: «Dove posso scoprire chi sono e cosa voglio», ha ricordato Franco Bruschi di Lettera alla Città. “Abbiamo voluto offrire questa testimonianza per proporre di costruire altri luoghi di vita come quelli descritti dagli amici dell’Uganda». Monsignor Luigi Panighetti ha richiamato l’attenzione sul concetto di “relazione”: «In questo incontro è stato ricorrente: di questi alunni con i loro insegnanti e di questi insegnanti con i loro alunni, è l’elemento fondamentale che deve sostenere ogni opera educativa. Dobbiamo ripartire dai legami e dalle relazioni non solo per educare i nostri giovani ma anche noi stessi a vivere una società sempre più a misura d’uomo. Bisogna far tesoro di questo grande patrimonio spirituale e umano».

A Gavirate la solidarietà è a domicilio. Con la cena di Avsi in aiuto al Burundi

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