La brutalità della guerra, il messaggio di pace con “Arte di vivere” a Mantova

bruno mantova palazzo tè

MANTOVA – In un momento in cui l’Europa e il mondo stanno vivendo l’orrore della guerra ha forse un senso profondo perfino il nome della nuova stagione espositiva 2022 di Fondazione Palazzo Te: Arte di vivere. Da una parte la brutalità di un conflitto con migliaia di morti, dall’altro l’implicito messaggio pacifista della cultura e della storia. Dal 26 marzo al prossimo l’8 gennaio – in collaborazione con il Comune di Mantova e il Museo Civico di Palazzo Te – viene indagato lo “stile di vita” della corte dei Gonzaga nella Mantova rinascimentale. Viene affrontato il ruolo fondamentale delle corti rinascimentali nella produzione culturale.

“Perché Arte di vivere? E cosa è Arte di vivere? Non la si può definire, ma semmai riconoscere quando la si incontra nelle persone, nelle loro creazioni, nelle ‘cose’ cui è stata dedicata la propria cura – spiega il direttore di Palazzo Te, Stefano Baia Curioni -. Questo meraviglioso e sempre meravigliante Palazzo Te è pieno di allusioni a un’Arte di vivere che a tratti ci sembra aver smarrito: la sequenza delle sale, la fantasia, il riferimento all’Honesto Otium della sala di Amore e Psiche, gli oggetti che occhieggiano dai banchetti, il loro esistere multiforme. Così abbiamo deciso quest’anno di interrogare l’Arte di Vivere nascosta e insieme svelata a Palazzo Te”. L’obiettivo – è stato spiegato ai giornalisti – è condurre il pubblico in un viaggio nella dimora cinquecentesca ricollegando l’edificio e la sua decorazione pittorica agli oggetti e agli eventi effimeri che un tempo ospitava e per i quali fu originariamente creato. Per gli uomini e le donne che abitavano questi ambienti, i manufatti dell’epoca, al di là dell’ambigua linea di confine tra arte e artigianato, avevano il potere di plasmare le interazioni sociali e di garantire l’unicità e diversità del loro status.

Prima tappa del programma, dal 26 marzo al 26 giugno, è ‘Le pareti delle meraviglie. Corami di corte tra i Gonzaga e l’Europa’, la mostra a cura di Augusto Morari che riscopre una forma di decorazione murale un tempo molto in voga, ma ormai perduta: i parati in pelle. Anche i Gonzaga, nel lungo periodo della loro reggenza, hanno commissionato e acquistato corami di tutti i tipi e motivi presso i centri più rinomati di lavorazione delle pelli – Napoli, Roma, Bologna, Ferrara e soprattutto Venezia –, per arredare le loro residenze, in primis Palazzo Te, in una incessante ricerca del raffinato, del bello, del meraviglioso.

L’appuntamento dell’autunno, dall’8 ottobre all’8 gennaio 2023, è invece con la rassegna ‘Giulio Romano. La forza delle cose’ a cura di Barbara Furlotti e Guido Rebecchini, che approfondisce il tema delle opere in metallo realizzate su disegni di artisti cinquecenteschi Commissionati dai duchi di Mantova attraverso la presentazione di pezzi di design e disegni per argenti, arazzi e oggetti in bronzo e metalli preziosi, con un focus su armi e armature. Tra queste spicca il famoso scudo dell’imperatore Carlo V di Madrid, che verrà eccezionalmente esposto insieme al relativo disegno di Giulio Romano: un’occasione unica, che permetterà di godere di uno dei rari casi di sopravvivenza di entrambi i manufatti sino ai giorni nostri.

Entrambe le mostre si avvalgono della collaborazione con Factum Foundation – specializzata nell’innovazione e nell’applicazione delle nuove tecnologie alla conservazione dei beni culturali e nell’innovazione museografica moderna e funzionale – che presenta per la prima volta il risultato di sofisticate tecniche di mediazione digitale e materiale applicate ai pezzi in mostra. Una collaborazione che prevede anche un ampio progetto di digitalizzazione ad alta risoluzione di tre delle più celebri stanze di Palazzo Te, con l’intento di coadiuvare la Fondazione (che resta proprietaria dei dati raccolti) a potenziare il lavoro di documentazione, conservazione, studio e divulgazione delle stanze e del loro apparato decorativo. Arte e cultura, anche questo è un modo per rispondere alla barbarie della guerra,

Angela Bruno

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