La guerra, le elezioni e i furbi di centrodestra

guerra elezioni centrodestra

di Gian Franco Bottini

E’ vero, a tutto ci si abitua e spesso ci infastidiscono persino le vicende di una guerra, che non ha ancora svelato i suoi limiti. Non certo per una nostra superficialità ; è solo un tentativo di fuga dalle tensioni di un lungo e complicato periodo. Un tentativo spesso malriuscito, perché è innegabile che in ognuno di noi giace latente la paura che il peggio possa ancora avvenire. Per essere chiari, se prima sembrava un sospetto, oggi è una certezza: Stati Uniti e Gran Bretagna lungi dal voler spegnere il fuoco lo attizzano appena lui si affievolisce. Prova ne sono le tante inutili parole che, se l’obbiettivo fosse la pace, fanno più danni delle bombe. Questa è una opinione, oltre che una preoccupazione, che non vuole assolutamente dimenticare chi è l’assalito e chi l’assalitore!

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Gian Franco Bottini

L’Europa, che ha altri problemi e ben altra vicinanza geografica alla guerra, rischia di esser un vaso di coccio e di andare in mille pezzi, trascinata da una strategia che non è la sua. Il problema è che così facendo non si fa altro che assecondare il gioco dell’avversario che, come primo obbiettivo, ha sicuramente quello di vedere un’Europa non così coesa come invece gli si è sorprendentemente presentata fin dal primo momento. L’Europa, se non vuole soccombere soprattutto per motivi economici, deve domani , ancor più di oggi, difendere la sua coesione, pur in un contesto di evidenti differenze.

A maggior ragione di questa coesione ha necessità l’Italia, che per il momento non ha tentennato ma che in prospettiva può trovare preoccupanti situazioni sul suo cammino. Fra circa un anno andremo al voto e probabilmente cambierà totalmente lo scenario politico se, come pare presumibile, prevarrà un centrodestra a forte connotazione sovranista e “poco europeista”, ampiamente rappresentato da Lega e Fratelli d’Italia . Nulla da eccepire, se ciò avvenisse; l’alternanza nel governo è uno dei più grandi valori della democrazia, ma in questo caso… In questo caso oltre a pensare ai nostri fatti interni, oggi gestiti da Draghi con una maggioranza costretta ad assecondarlo, si dovrà pensare a cosa ne penserebbero i partners europei , preoccupati, come è successo recentemente per la Francia, di non scompaginare gli equilibri necessari per tenere compatta la compagnia.

Lo smottamento di Forza Italia, checchè se ne dica, ha tolto al centrodestra nostrano quella patina di moderazione che ci consentiva di sedere ai tavoli che contano e, nell’ipotesi adombrata, non basterebbero certo quattro rassicurazioni di facciata per sciogliere rapidamente qualche inevitabile diffidenza. Diffidenza accresciuta dal fatto che i patti interni al centrodestra indicano come candidato premier chi governa il partito con più voti e, presumibilmente, la scelta cadrebbe fra chi è corsa ad incoraggiare la Le Pen o chi continua a considerare Orban un suo riferimento . I “nostri” questo problema l’hanno capito, tant’è che Salvini ha preso tempo e da un po’ di settimane fa l’europeista e non batte ciglio di fronte al suggerimento, di giorgettiana provenienza, di adesione al Partito Popolare Europeo. E di più fanno i “Fratelli”, la cui leader, forte dei sondaggi, si è rapidamente proposta come paladina dei “conservatori”, parlando già da premier e impostando programmi che, pur non tenendo conto dei tempi che corrono, allettano significativamente una platea provata dalle attuali difficoltà.

E lo stesso fanno i suoi accoliti, anche locali, che tentano di scolorirsi rinnegando i saluti romani, sussurrando “O bella ciao” e magari adombrando una simpatia monarchica; tutte cose atte a conquistare una platea “moderata” . L’elettorato italiano ha già dimostrato di “abboccare” alle situazioni miracolistiche (Lega e 5 Stelle, in tempi diversi, ne sono un esempio) e quindi anche questi scenari potrebbero avere successo. In Italia forse, ma ben difficilmente potrebbero affascinare i nostri partners europei! Per qualche ragione, che non ci riusciamo a spiegare, osservando queste improvvise “conversioni” di chiaro stampo elettorale, ci è venuta tristemente alla mente la riflessione di un grande pensatore :” La religione avvicina alla chiesa, ma l’ipocrisia sicuramente la riempie”.

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