Giusy Versace a Gallarate, la voglia di vivere in un libro per i bambini

giusy versace gallarate

GALLARATE – Ventotto anni, un lavoro avviato, una vita come tutte le altre: un incidente stradale per cui rischia di morire e che poi le porta via entrambe le gambe. Giusy Versace non solo sopravvive, ma impara a convivere con la sua disabilità. Diventa una campionessa paralimpica, nel 2018 scende in politica e diventa onorevole. Oggi, nelle vesti di supereroina, è al teatro Condominio di Gallarate per presentare “Wonder Giusy” nell’ambito di Duemilalibri: è lei a raccontarci la storia del libro per bambini con cui vuole spiegare ai più piccoli la disabilità.

giusy versace gallarateSulla copertina di “Wonder Giusy” compare il messaggio “Volare in alto, pensare in grande e guardare lontano”. Cosa vuole raccontare ai bambini con questo libro?
Mi piace l’idea che i bambini crescano con maggiori stimoli verso la cultura, innanzitutto. Il bello di loro è che non hanno filtri, e anche alla disabilità si approcciano senza pregiudizi. L’idea del libro me l’ha data un bambino che mi guardava allenarmi al campo di atletica, osservando con curiosità, all’inizio, le mie gambe: un giorno mi indicò al suo amichetto dicendo “Lei la conosco, è Giusy Versace, un’atleta!”. L’obiettivo è quello di aiutarli a comprendere che la disabilità non è un limite, per questo Wonder Giusy ha le ali alle gambe: la vità è un regalo ed è imprevedibile. La differenza la fa il saper volare in alto.

Le paralimpiadi, un’autobiografia, l’esperienza in televisione, una Onlus, ora la politica: si sente un po’ una supereroina?
No, non mi attribuisco poi tutta questa forza. Di fatto cerco di fare le cose che mi appassionano e mi danno energia, per poi trasmetterla agli altri, perché ho il privilegio di avere una voce che può dare un messaggio a tanti. Ho avuto la fortuna di avere tante persone accanto che mi hanno sempre dato una spinta: da soli non si va da nessuna parte, e soprattutto non avrei mai pensato di arrivare dove sono ora.

Ha mai dei momenti di stanchezza, in cui pensa di non farcela e di dover rallentare?
Certo che succede: ho le gambe in titanio, ma per il resto sono umana. Come tutti mi arrabbio, mi innervosisco quando ho dei dolori, ma so che capita e che sono cose che passano. Non è facile, ma si trova sempre un motivo per riacquistare forza e sorridere.

Oggi è una persona che ha vissuto molte e diverse esperienze: si può dire che è successo tutto grazie a quell’incidente?
Senza l’incidente non sarei quello che sono. Me lo chiedono spesso: “Se avessi una bacchetta magica, torneresti indietro, rivorresti le gambe?” Rispondo di no: ho visto la morte in faccia e di conseguenza la vita con occhi nuovi. Grazie all’incidente ho scoperto una nuova forza e vissuto e imparato cose per cui non basta una vita soltanto. Sarei stata una manager in carriera, ma non avrei scritto un libro, non avrei fondato una Onlus. Mia madre dice sempre che Dio toglie e dà: ecco, io ho perso le gambe, ma ho raccolto tanto altro che mi ha reso felice. Quindi non mi guardo indietro.

C’è qualcosa che vorrebbe ancora fare?
Considerato che ho già volato, al Carnevale di Venezia, ecco, vorrei poter poggiare il primo piede in carbonio della storia sulla luna. Dovrei scrivere alla Nasa!

giusy versace gallarate – MALPENSA24