L’eclissi della democrazia

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Luigi Patrini

di Luigi Patrini

C’è un certo dibattito, per ora sotterraneo in gran parte, tra i politologi circa la possibilità che la democrazia, così come si è andata configurando in Occidente, stia avviandosi al tramonto. Anche in passato i sistemi politici si sono modificati nel tempo, hanno avuto crisi, momenti di ripresa e di tramonto: già Vico parlava di “corsi e ricorsi” della storia! La storia, però, non si ripete mai tale e quale, perciò gran parte del dibattito che si svolge tra i politologi è relativo proprio alle “modalità” nuove con cui la crisi della nostra democrazia potrebbe svilupparsi: se sono “nuove” sono imprevedibili e perciò potrebbe accadere che ci si accorga del loro manifestarsi quando il processo è ormai inarrestabile e irreversibile.

Come per una malattia, invece, sarebbe necessario avvertire il prima possibile i suoi sintomi, per poterne prevenire gli sviluppi negativi per la nostra salute. I sistemi politici sono oggi molto interconnessi – sostengono alcuni, come David Runciman – perciò la loro crisi avrà certo aspetti nuovi rispetto al passato, anche se occorre tener presente la

storia, perché essa è davvero “magistra vitae”, anche se gli uomini si mostrano dei pessimi scolari: la nostra crisi potrebbe scaturire proprio dalla presunta sicurezza della solidità della nostra democrazia, per questo lo studioso inglese prospetta la possibilità di un “golpe incrementale”, che matura a poco a poco, nell’apatia di una “zombie-democracy” che vede ridursi gradualmente la libertà e le sue garanzie.

E’ questo che sta cominciando anche nel nostro Paese? Spero di no, ma certi sintomi preoccupanti cominciano a manifestarsi e ci costringono a una ferma vigilanza. Sono molto grato alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori), che ha pubblicato in questi giorni – a pagamento – un duro appello a Sergio Mattarella. Eccone il titolo: “Il Governo vuole far chiudere centinaia di giornali, il Presidente della Repubblica impedisca questo colpo di spugna”. Nell’appello si stigmatizza la presentazione di un emendamento da parte del capogruppo del M5S Stefano Patuanelli alla legge di Bilancio in discussione in questi giorni. L’emendamento prevede l’abolizione dei contributi pubblici all’editoria. “Il sostegno pubblico all’editoria e la trasparenza dei mezzi di finanziamento – si precisa – sono previsti dall’articolo 21 della Costituzione interventi legislativi su argomenti del genere richiederebbero, in un sistema democratico, un confronto civile, sociale eparlamentare. Tutto, invece, verrà risolto con un maxiemendamento e qualche tweet, e a partire dal 2019, cioè tra due settimane”.

Se l’emendamento dei 5Stelle fosse approvato, già dal 2019 in via progressiva verrebbero ridotti i contributi diretti, per arrivare all’azzeramento assoluto nel 2022 per le imprese editrici di quotidiani e periodici che hanno accesso in base al decreto legislativo 15 maggio 2017, n.70. I contributi, successivamente verrebbero distribuiti secondo norme decise per decreto del Presidente del Consiglio: sarebbe il Governo, cioè, non più in base a norme rigorose fissate per legge dal Parlamento, ma sulla base di proprie valutazioni e di propri criteri generali, a decidere chi e come sia meritevole di ricevere  …la “mancia”: primo inconfondibile passo verso il regime!!!

I giornalisti conoscono bene la posizione di Mattarella e ne chiedono un ennesimo intervento: egli, in vero, più volte negli ultimi giorni ha richiamato il Governo sull’esigenza di tutelare i giornali, i giornalisti e tutte le minoranze, linguistiche, culturali, politiche e sociali che ancora animano il pluralismo nel Paese, riconoscendo che il pluralismo è un bene pubblico essenziale il cui costo non è mai superiore al beneficio in termini di democrazia nel medio periodo.

Gli unici effetti del taglio dei fondi all’editoria, secondo la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, saranno “la chiusura di numerosi giornali e la perdita di posti di lavoro”.  La FNSI si appella ai Parlamentari di maggioranza e opposizione, confidando nella loro autonomia: “sappiano impedire questo scempio!”.  Si chiede dunque al Parlamento una retromarcia trasversale sull’emendamento presentato da Stefano Patuanelli. Analoghe posizioni sono state espresse dall’Esecutivo dell’Ordine dei giornalisti e da numerose testate giornalistiche che unitariamente, evidenziano che “La decisione del Governo 5Stelle-Lega è un atto ritorsivo contro la categoria, di cui mal si sopportano l’autonomia e lo spirito critico, oltre che un colpo contro il pluralismo dell’informazione e le testate minori, espressioni di minoranze culturali, linguistiche, politiche e di comunità italiane all’estero”.

​Questo è dunque il “Governo del cambiamento ….in peggio”: in vero i 5Stelle sono sempre stati contrari al finanziamento pubblico dell’editoria, mentre la Lega, che in un primo tempo si era dissociata dall’abrogazione dei contributi, ha poi ceduto incondizionatamente alla richiesta dell’alleato di Governo. La questione è molto delicata, perché rischiamo di essere travolti dalla scomparsa della carta stampata. Radio e televisione già monopolizzano l’informazione e la trasparenza dei mezzi di finanziamento sono previsti dall’articolo 21 della Costituzione.

La stampa da anni è in crisi, ma tutti comprendiamo che la sua funzione è insostituibile per una riflessione seria sull’attualità. La nostra classe politica ama twittare e – Dio non voglia! – cederebbe volentieri ai social media il monopolio dell’informazione, impedendo una lettura più attenta di quanto succede e impedendo una discussione più ponderata e critica sulla realtà in cui viviamo e sui problemi che assillano la nostra società globalizzata.

La stampa – che un tempo veniva definita “quarto potere” – ha certo tante colpe, perché pochi (non pochissimi, ma certo neppure moltissimi!) sono i giornalisti “con la schiena diritta”, ma ce ne sono ancora tanti: il Time ha recentemente dedicato proprio a loro la copertina delle “persone dell’anno”. Non possiamo dimenticare che nel solo 2018 sono stati almeno 80 i giornalisti uccisi perché “hanno dato fastidio”: molti di più di quanto hanno solo “cinguettato”! La battaglia contro l’emendamento voluto da Lega e 5Stelle non può dimenticarsene!

 

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